Venti anni sono passati e ancora non è stata fatta
giustizia.
Il 23 maggio ’92 cinque quintali di tritolo costarono la
vita del Giudice Giovanni Falcone e della scorta all’altezza di Capaci e
cinquantasette giorni più tardi 100kg di esplosivo in Via d’Amelio portarono
alla morte di Paolo Borsellino e dei suoi angeli custodi.
La Mafia aveva vinto, in poco tempo, era riuscita a uccidere
i due simboli della lotta alla criminalità organizzata, ma non aveva ancora
fatto i conti con la gente di Palermo.
I giorni che seguirono furono chiamati con il nome la “Rivolta
dei lenzuoli di Palermo”, perché da tutti i balconi delle abitazioni
comparivano striscioni di solidarietà per le vittime degli attentati e per
mostrare la non connivenza alla mafia.
La mafia aveva avuto
una vittoria effimera, perché quei due giudici o meglio eroi avevano smosso le
coscienze della gente siciliana.
Ormai il tempo è passato ma il popolo siculo ha bisogno di
risposte, perché la fine dei due è ancora avvolta da un aura di mistero.
I militanti della Giovane Italia Orvieto considerano questi
eroi un esempio per le nuove generazioni spesso disorientate da cattivi modelli
di vita.
di Umberto Garbini
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