Renzi e il Partito Democratico stanno attraversando una fase
di difficoltà per gli scandali che flagellano il Governo Renzi, per le
difficoltà economiche che attraversa la penisola, e anche per la non omogeneità
tra l’elettorato democratico e il leader, che dimostra una crescente debolezza
sul piano internazionale, scendendo a patti in politica interna con il “diavolo”
pur di mantenere la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
In questa fase, dove il centrodestra unito potrebbe far
breccia nelle crepe dell’insufficienza politica e amministrativa del
centrosinistra, Berlusconi si riscopre leader e moderato nei toni e nelle
posizioni politiche. Quando oramai Forza Italia raggiunge i minimi storici
preparandosi ad una delle fasi più difficili per la sua esistenza sullo
scenario politico italiano, Berlusconi decide di abbandonare i suoi alleati
storici per non perdere una sua leadership nazionale, che ha già da molti mesi
abbandonato.
Il centrodestra unito, infatti, a Milano aumenta sempre più
i suoi consensi, dando la sensazione di poter battere a mani basse il renziano
Giuseppe Sala grazie alla candidatura di Stefano Parisi. A Napoli il
centrodestra di Lettieri è proiettato al ballottaggio contro il Sindaco
uscente, Luigi De Magistris, decretando la sconfitta del Partito Democratico di
Valeria Valente. Il partito di governo già potrebbe perdere in questa tornata
elettorale due grandi città che vanno al voto, ma, se il Cavaliere non facesse
il “birichino”, si potrebbe aggiungere anche la Capitale.
È Roma l’anello debole del centrosinistra, che ha candidato
il radicale Giachetti, che fatica a decollare nei sondaggi a fronte della
presenza alle sue spalle della coalizione guidata da Giorgia Meloni, osteggiata
da Berlusconi con la candidatura dell’ex Capo della Protezione Civile, Guido
Bertolaso.
Berlusconi vuole perdere a Roma? Questo interrogativo aleggia
nella mente di molti, che pensano che il Cavaliere di Arcore voglia permettere
a Premier fiorentino di rimanere lì dov’è per altro tempo. La sconfitta nelle
maggiori città italiane potrebbe mettere in difficoltà il Governo non eletto
dell’ex Sindaco di Firenze, tanto da dover rassegnare le dimissioni. Per fare strike
basterebbe che Berlusconi ritirasse la candidatura di Bertolaso, ma sembra che
il Cavaliere non ne voglia sapere di compiere tale rinuncia sostenuto dall’ala
centrista del partito con Antonio Tajani e Nunzia De Girolamo, mentre a non
condividere tale linea troviamo il Governatore ligure, Giovanni Toti, l’on.
Romani e gli ex An oggi in FI, Matteoli e Gasparri.
Questa visione potrebbe suggerire un Patto del Nazareno
2.0.
di Umberto Garbini
Berlusca s'è venduto a Renzi, l'unico modo per sopravvivere è inchinarsi a toscanaccio
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