Il fenomeno Boris Johnson

Non nego che lo osservo con curiosità da tempo fin dai suoi primi passi nelle istituzioni di alto livello. Lo ricordo bene Sindaco di Londra, come potrei dimenticarmi di lui? Pelle bianca color latte, fisicità prestante, o meglio massiccia, capelli biondissimi che non riescono a trovare un pettine che gli detti un ordine, e movenze certamente non eleganti, forse non perfette per lo stile inglese.
Di Johnson mi stupì quando risultato vincente dal referendum consultivo sulla decisione di rimanere o meno nell'Unione Europea, preferì farsi da parte e lasciare lo scettro del potere a Theresa May, pur assumendo un ruolo di primo piano in qualità di Ministro degli Esteri e del Commonwealth.
Calmo e in silenzio, ha dato fiducia, almeno nella forma, alla leader dei Tories per poi preferire le dimissioni quando le scelte del Governo May non sono state conformi alle indicazioni del popolo inglese. Al momento delle dimissioni di Theresa May, Johnson ha dimostrato di essere forse l'unico leader capace di raccogliere la guida del primo schieramento del paese e del Governo. Troppi giochi nella maggioranza, troppi stop e difficoltà per Boris nel Governo, quindi?
In accordo con la Regina Elisabetta, Capo dello Stato, sono state indette nuove elezioni per il 12 dicembre 2019. La stampa internazionale aveva previsto una condizione di ingovernabilità nella quale nessuno avrebbe raggiunto un numero di seggi tali da poter ottenere la maggioranza assoluta. Sembrava quindi una formalità, quella delle elezioni con un buon risultato del Laburista Jeremy Corbin. I primi exit-poll hanno subito invertito la rotta della vigila e hanno incoronato il leader dei Tories, Boris Johnson. È stata schiacciante la vittoria dei conservatori inglesi che hanno conquistato la maggioranza assoluta dei seggi uninominali.
Johnson ha raccolto e intercettato in voto e i favori della classe media, ma soprattutto della classe operaia, che come in tutto il mondo non si sente più rappresentata dalla Sinistra.
Johnson guadagna circa 300.000 voti in più rispetto a Theresa May nel 2017, mentre Jeremy Corbin perde rispetto al 2017 circa 2.500.000 voti a favore degli altri schieramenti.
Vediamo ora se il leader inglese, laureato in lettere a Oxford e appassionato della Roma Antica, riuscirà a portare a termine il procedimento della Brexit senza troppi intoppi.
"We live in the greatest democracy in the world" é stato il commento di Johnson, in Inghilterra si è votato, chissà in Italia quando daranno nuovamente la parola al popolo sovrano? 

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