Alta tensione nella Lega: il Senatùr non intende lasciare carta biana al prossimo segretario
Alta tensione nella Lega in vista del congresso di sabato e domenica. Umberto Bossi, da Sky Tg 24, ha mandato a dire a Roberto Maroni: «È difficile impedire a chi sa fare le cose di farle». Tradotto, significa che il Senatur non intende lasciare carta bianca al prossimo segretario federale, che salvo sorprese clamorose sarà proprio l’ex ministro dell’Interno. Il clima è così incandescente che Roberto Castelli è dovuto intervenire sulla sua pagina Facebook: «Stanno circolando sul mio conto voci totalmente deliranti, secondo le quali starei organizzando ben 500 pasdaran che dovrebbero fare casino al congresso. Vorrei che mi si indicasse il nome di almeno un militante della Lega a cui avrei rivolto questo invito». Chi ha messo in giro le voci? Alcune linguacce raccontano che l’altro giorno era stato Bossi in persona a parlarne in via Bellerio, salvo poi correggere il tiro con alcuni giornalisti de la Padania. Ai quali avrebbe detto: «Ho impedito che Castelli portasse 500 persone a fare casino».
Le voci sono arrivate all’ex Guardasigilli, che ha chiamato il Senatur per saperne di più. Il fondatore, però, ha smentito seccamente. Inutile dire che in questo clima si pensa subito male per il forfait di Luca Zaia. Sabato il governatore veneto non sarà all’assise, ma solo perché aveva già preso degli impegni. È atteso il giorno dopo, nel momento clou. Maroni osserva il caos e sceglie il silenzio. Non ha ancora ufficializzato la candidatura. Domani, in via Bellerio, potrebbe dare l’annuncio alla conferenza stampa che presenterà l’assise. A norma di regolamento, però, potrebbe fare il misterioso fino a sabato mattina, quando è previsto il termine ultimo per presentare i nomi degli aspiranti leader. I fedelissimi di Bossi hanno cercato in tutti i modi di lanciare un loro uomo, anche solo di bandiera. Due settimane fa avevano pressato proprio Castelli, che però ha rifiutato e lunedì ha siglato il modulo per la candidatura di Maroni. Sono girati altri nomi, quasi tutti di parlamentari, che però alla fine non si sono concretizzati.
Tra i pretoriani di Bobo, invece, c’è preoccupazione (e fastidio) per le uscite di Bossi. L’ex ministro dell’Interno tira dritto. Sta preparando il discorso del congresso, dove più o meno dirà: se mi volete, farò il segretario con la facoltà di decidere e di dettare la linea. Diversamente, trovatevi un altro leader. La parola d’ordine dei suoi è: «Bobo non sarà il Lorenzo Cesa della Lega». L’interessato intende prendere le redini dei lumbard per disegnare quella che definisce «terza fase del Carroccio», che alcuni fedelissimi descrivono «con meno folclore, meno dito medio e più concretezza». D’altronde, ripetono, «o si cambia o si muore».
di Matteo Pandini, da Libero
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