Considerazioni sulla situazione politica del mondo arabo (Rubrica "Puledro Impennato")

Ancora una volta, l' evolversi degli eventi in un paese arabo, in questo caso in Libia, sta dimostrando che nei paesi arabi , siano possibili  solo quattro forme di governo:

Anarchia tribale
Dittatura religiosa
Dittatura militare
monarchia settaria.

Analizzando la questione è evidente che molti  di questi stati, se non tutti, sono una creazione coloniale europea, e/o lasciti di governatorati autonomi  dovuti alla secolare decadenza dell' impero Ottomano, creazioni per altro  fatta  spesso a tavolino in maniera arbitraria. L' unione di decine di tribù-stati, spesso in guerra fra loro, sotto un entità superiore. Entità volta, solamente, a una semplificazione politica per il governatore, Viceré , Pascià  e Califfo di turno. Cariche diverse ma che servivano per definire,una figura FORTE e AUTORITARIA che andasse a trattare con le varie entità del territorio. Stava infatti a questa guida il vedersela  con i capitribù , i capi-setta o i capi religiosi per la riscossione dei tributi o per lo sfruttamento delle risorse o per la creazione di un esercito momentaneo attraverso l' unione delle varie milizie tribali.
 Non si è usato fino ad ora usata  la parola Stato di proposito, perché non si trattava di uno stato come da concezione europea ma al limite di una confederazione di tribù spesso litigiosa e ingovernabile.

Con la fine del colonialismo, fra gli anni 50 e gli anni 70 del secolo scorso, si vide il proliferare di monarchie più o meno costituzionali, rette spesso da un re fantoccio dell' occidente, monarchie di breve o effimera durata, che verranno soppiantate  però non da democrazie, come successo in europa, bensì:
da dittatori militari in Libia, Egitto, Iraq, e in parte Algeria e Tunisia.;
 O Invece  come in  Iran dalla legge coranica, con la creazione di una repubblica islamica con a capo un ayatollah, una dittatura religiosa dunque;
In Giordania sopravvisse la monarchia ma alquanto militarizzata;
Come in Arabia Saudita e Oman ma con un inclinazione fortemente islamica e militare;
In Siria fin  da subito prese il potere il partito Ba'th, instaurando de facto una dittatura-dinastica;
In Libano, Yemen e Palestina, si sviluppò invece un' anarchia diffusa che portò alla quasi totale scomparsa di un potere centrale, in Palestina e Libano dovuta anche alla forte ingerenza israeliana.

Nel corso degli anni, come spesso avviene, alcune di  queste entità statuali sono entrate in crisi, spesso grazie a ingerenze o zampini di potenze straniere, mutando  per mezzo di golpe militari o politici o religiosi, rigenerandosi però sempre e comunque  come dittature o monarchie. 

Negli ultimi anni sia le ingerenze straniere sia le lotte intestine si sono fatte sempre più nette e visibili fino a culminare con l' invasione dell' Iraq (marzo 2003) da parte degli Stati Uniti e con lo svilupparsi della primavera araba (a partite dal dicembre 2010).
Una serie di proteste che  hanno interessato tutti i paesi arabi, a partite dal Marocco fino ad  arrivare in Iran.
Come si nota dalla cartina in quasi tutti i paesi si e giunti o si vuole giungere a un cambiamento di governo.
In Marocco è bastato un cambio di primo ministro e una serie di riforme cosi come in Algeria per smorzare il malcontento.
In Tunisia vi è stato un cambio di capo di stato e linea politica e una più radicata presenza militare.
In Libia si è giunti a uno stato di totale anarchia, con il governo democratico e riconosciuto dall' ONU  relegato a mera figura formale, con una miriade di gruppi armati  e signori della guerra , però riconducibili tutti  a due grandi fronti:
 il fronte militare con al comando Khalifa Haftar (già generale di Gheddafi). E il fronte islamista riconducibile alla forte milizia integralista Ansar al Sharia, auto-affiliatasi all'Isis.
In Egitto dopo le proteste di piazza si è giunti alla destituzione di Ḥosnī Mubārak, e alle elezioni democratiche, che hanno confermato nel luglio 2012  la vittoria agli integralisti islamici dei Fratelli Musulmani e di Mohamed Morsi  che hanno portato a un repentino  tentativo di islamizzazione dello stato tramite l' applicazione della shari'a. Ma il 3 luglio 2013, un colpo di Stato militare guidato da  ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī, destituisce Morsi, sospende la costituzione e porta lo stato verso nuove elezioni, vinte plebiscitariamente dallo stesso al-Sisi . Dunque con la vittoria del fronte militare. Anche se i Fratelli Musulmani hanno creato de facto un proprio stato nel Sinai.
In Giordania il Re ʿAbd Allāh II ha mantenuto il potere concedendo più libertà alla popolazione. 
La Siria è squassata da 3 anni da una guerra civile che vede ormai contrapposti: i governativi facenti capo a Bashar al-Assad con i suoi alleati Curdi (speranti in una creazione di una regione autonoma curda); 
I ribelli democratici appoggiati dalla comunità internazionale ormai rilegati anche qui al ruolo di comprimari(come in Libia);
gli integralisti islamici dell' Isis che puntano alla creazione di un califfato islamico comprendente anche l Iraq.
La coalizione internazionale con i suoi raid prima contro i filo-governativi ora contro l' Isis.
In Iraq il debole governo filo-Americano stava muovendo i primi travagliati passi senza l aiuto U.S.A.. E già stava  rischiato  di capitolare sotto i colpi degli integralisti islamici dell' Isis e dei rigurgiti del partito Ba'th (di Saddam)  se non fosse stato per l' intervento della coalizione internazionale  anti-isis.
L' Iran è stato investito marginalmente dal vento di protesta Cosi come l' Arabia Saudita.
Lo Yemen versa in uno stato di semi-anarchia con il proliferare di movimenti di matrice integralista.
In Oman si registra una situazione in rapida evoluzione, con cambiamenti politici repentini e l' avvicinarsi dello spettro dell' integralismo islamico.

La situazione generale sta prendendo sempre di più la forma di uno scontro su scala regionale, comprendente la quasi totalità dei paesi arabi, e non di conflitti locali, scontri fra due grandi gruppi: integralisti islamici e forze governative  e/o laiche. Scontri dove vanno però a inserirsi interessi religiosi particolari (scontri fra sunniti e sciiti e minoranze cristiane), di importanza strategica (Siria alleata di Russia e Cina) ed economici ( petrolio Iraq e Libia) e di lotta generale al terrorismo che rendono il tutto ancora più confuso e di difficile previsione a breve termine.
Alla fine di tutto, probabilmente fra qualche anno, ci sarà da scommettere che le forme di governo sviluppatosi, da questi scontri, negli stati arabi saranno comunque: monarchia islamica o monarchia laica, dittatura militare o religiosa o la più totale anarchia, non è possibile probabilmente uno sviluppo della democrazia a breve, proprio per l' elevato grado di frammentazione, politica, religiosa e culturale del mondo arabo attuale.

di G.G.

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