L'intervista a Il Giornale di Andrea Cuomo.
«Speriamo di non
essere profetici». Giorgia Meloni si riferisce al tema di Atreju, la
kermesse che prende il nome da un personaggio della Storia Infinita di
Michael Ende che combatte le forze del nulla, in corso in via di San
Gregorio, a Roma, fino a domenica prossima. «La Terza Guerra», recita il
titolo della festa, giunta alla sedicesima edizione contando anche
quella saltata all'ultimo in seguito all'11 settembre 2001. «Ma noi che
abbiamo scelto il tema da mesi - precisa - non ci riferivamo allo
scenario siriano bensì alla guerra che si sta combattendo in campo
finanziario».
Quale guerra?
«Quella che si combatte non con le divise militari ma con le divise
monetarie. Quella che oppone il mondo della grande finanza ai popoli,
che rischiano di farne le spese».
Tema forte. Ma non c'è il
rischio che poi il dibattito finisca sempre per incentrarsi sulla
caldissima situazione politica italiana? «Beh, certo. Ma noi immaginiamo un tema, poi lo caliamo nell'attualità».
Anche perché Atreju è ormai un appuntamento fisso del dibattito politico dopo le vacanze.
«Se guardi al mondo a cui apparteniamo, quello della destra, Atreju è
l'unica cosa rimasta in piedi in questi anni in cui è cambiato tutto. Io
nel mio piccolo sono passata da An al Pdl e infine a Fratelli d'Italia.
Solo Atreju è rimasto con la sua vocazione giovanile e identitaria, non
scalfita dai cambiamenti avvenuti attorno a sé. Una cosa resa possibile
anche dal fatto che noi non sventoliamo simboli di partito. E abbiamo
cercato di fare di questa festa la casa di tutti. Da noi trovi quelli di
Fratelli d'Italia, quelli del Pdl, quelli della Destra, anche quelli
che non fanno più politica».
E qualcuno di sinistra?
«Noi siamo stati i primi a invitare anche gli avversari politici.
Quest'anno avevamo invitato tra gli altri Cécile Kyenge, il ministro del
dialogo. Che però evidentemente vuole dialogare solo alle feste del suo
partito e quindi ha declinato l'invito».
Notizie del centrodestra?
«Abbiamo ideato un esperimento particolarissimo: un dibattito con me,
Flavio Tosi e Raffaele Fitto per rilanciare l'idea delle primarie del
centrodestra, che siamo stati i primi a invocare. Non dobbiamo avere
paura della partecipazione».
E poi?
«E poi domenica abbiamo in programma un affollato dibattito su come
ricostruire il centrodestra a testa alta. Perché io non voglio credere,
come dice qualcuno, che in un ipotetico dopo-Berlusconi resteranno solo
macerie. Abbiamo invitato esponenti di ogni mondo, liberali, cattolici.
Il loro comune denominatore è possedere un aspetto critico, non
scodinzolare dietro a un capo».
Ma Atreju quest'anno è anche un palazzo di giustizia.
«Sì, ogni giorno processiamo un'istituzione: la famiglia, la finanza,
l'Europa. E anche la giustizia, in programma domani (oggi, ndr): la difesa sarà affidata a Marco Travaglio, l'accusa a Filippo Facci».
E le mostre?
«Un risiko della Terza guerra, un percorso per capire di che destra
sei, una sugli anti-italiani. E a proposito di italiani, vuole sapere
cosa ci siamo inventati sulla toponomastica?».
La toponomastica? «Ma sì, i nomi delle strade del villaggio, le insegne. Le abbiamo scritte in un tedesco maccheronico. Tipo: ristoranten».
Una critica alla Merkel e all'Europa della finanza?
«No, un gesto di solidarietà nei confronti degli italiani dell'Alto
Adige, che stanno vivendo il dramma di vedere tutta la toponomastica
italiana cancellata per scelta della provincia di Bolzano».
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