“Roma non vuole padroni”

Non ci sono riusciti i grandi del passato, come Re o i componenti delle dinasti degli Imperatori, a governare la città eterna, oggi si scontrano per tentare una sfida vana, già ai blocchi di partenza. È stata la città della coincidenza tra potere temporale e spirituale con l’avvento della fase Papà-Sovrano. Roma ha assistito al crollo della Impero Romano d’Occidente, è sopravvissuta al saccheggio dei Visigoti e dei Vangali e al sacco della città per mano dei lanzichenecchi di Carlo V. Roma è la città in cui si tentò prima del tempo di fondare una Repubblica grazie alla folle azione guidata da un triumvirato retto da Mazzini, Saffi e Armellini fino all’intervento dei francesi di Napoleone III. Poi sul finire dell’Ottocento la città eterna fu strappata definitivamente al potere pontificio per entrare a far parte del Regno d’Italia. Roma ha poi assistito al dominio di Giolitti, alle Guerre Mondiali e all’ascesa di Benito Mussolini con il suo Fascismo, che della storia e della tradizione romana ne fece un icona e un modello per il regime e la propaganda.
Roma fu incoronata con l’avvento della Repubblica Italiana a Capitale e da quel giorno in poi fu testimone, come in passato, della collusione, dell’affarismo e del clientelismo più becero e meschino fino alla Banda della Magliana e alla presa d’atto dell’esistenza di organizzazioni para-mafiose con il “Nero” di Romanzo Criminale. Nessuna tra le alte cariche della città è rimasto indenne da accuse e da comportamenti, se pur leciti, non consoni o non moralmente irreprensibili.
Oggi, chi si candida a cambiare?
Roberto Giachetti, cinquantenne romano esile e dotato di poca verve, è il candidato del Partito Democratico, voluto dal Premier Matteo Renzi, dopo la tragicomica stagione della Giunta di Ignazio Marino. Giachetti non desta sospetti, è rassicurante e vanta un passato da radicale convito, ma spesso cela il suo passato di braccio destro dell’ex Sindaco di Roma, Francesco Rutelli, e uomo del sistema.
Alfio Marchini, bello agli occhi delle giovani e delle meno giovani, ha fatto di tutto per ricevere l’appoggio del centrodestra, ma il suo desiderio è stato infranto dal diktat “feroce” di Giorgia Meloni, che certamente non vuole appoggiare un uomo del sistema, un ex componente Pd e l’erede di una dinastia di finanziatori di Botteghe Oscure, Sede storica del Partito Comunista Italiano.
Virginia Raggi, bella ragazza preparata e seria, è la candidata a Sindaco per Roma del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. “Tosta” e capace nel dibattito televisivo, dove dimostra che benché giovane, la carriera da avvocato le rafforzato le spalle e la “parlantina”. Le capacità non sono tutto per governare Roma, serve una squadra e ampie conoscenze in ambito amministrativo che il M5S ha più volte dimostrato di non avere.
Storace c’è. È l’uomo per tutte le stagioni, prima come condottiero della destra contro tutti e tutto e oggi come outsider supportato da Alemanno e Fini. Storace non manca di battute astute e slogan accattivanti, segno di una brillante intelligenza politica. La sua è una campagna elettorale improntata con metodi propri di una destra sociale. Sarebbe una buona candidatura peccato la presenza di sconfitti alle sue spalle.
Bertolaso, moderato e poco esperto nei rapporti con la stampa, dovrebbe essere il candidato del centrodestra, che di giorno in giorno fa crescere i malumori dentro Fratelli d’Italia e Noi con Salvini. Il suo sponsor? È Silvio Berlusconi, che scende in campo personalmente per supportare un suo uomo di fiducia. Bertolaso ha grandi capacità tecniche e organizzative, peccato le difficoltà nella sintesi politica.
“Roma non vuole padroni”. Le difficoltà per chiunque vinca sono quelle di poter risollevare i problemi di una città che sembra essere stata colpita da una pestilenza o da un orda barbarica o da una guerra di portata mondiale.

di U.G.

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