Rogo Corano: attacco ai cristiani, scontri in Kashmir
Il Kashmir indiano è ritornato a ribollire di violenza oggi dopo alcune notizie relative alla profanazione del Corano negli Stati Uniti che hanno infiammato le tensioni separatiste anti governative già presenti nella vallata musulmana fin dagli inizi di giugno.
Almeno 14 persone sono state uccise negli scontri con la polizia, oltre un centinaio i feriti e gravissimi danni a edifici e proprietà governative. Una scuola privata appartenente a una chiesa missionaria protestante nel distretto di Baramulla è stata data alle fiamme stamattina da una folla inferocita che ha «impedito ai vigili del fuoco di raggiungere l’edificio di legno» come ha riferito l’agenzia cattolica Asianews.
L’attacco, avvenuto nella città di Tangmarg, a una quarantina di chilometri dal capoluogo di Srinagar, è stato seguito da violentissimi scontri con la polizia in cui sono morti almeno sette dimostranti e un agente. La folla ha assaltato anche edifici governativi, mezzi della polizia e altre proprietà pubbliche. In altre proteste scoppiate nella regione himalayana nonostante il coprifuoco in vigore dopo i disordini del fine settimana, migliaia di dimostranti separatisti sono scesi in strada cantando slogan anti americani e anti indiani.
Per placare la rabbia, è intervenuto anche l’ambasciatore americano a New Delhi che ha condannato senza mezzi termini la notizia della dissacrazione di pagine del Corano diffusa da un canale televisivo iraniano, in seguito «oscurato» dalle autorità indiane. Il governo di Manmohan Singh ha tenuto una riunione di emergenza con i ministri degli interni e della difesa che si è protratta per tre ore, ma che non ha prodotto alcuna decisione di rilievo, a parte un generico appello ai separatisi musulmani per «dialogare», destinato a cadere nel vuoto, come già successo in passato. Una nuova riunione, a cui sono invitati anche i partiti dell’opposizione, è stata fissata per mercoledì.
Ieri è stata la giornata più sanguinosa nel Kashmir indiano da quando tre mesi fa è iniziata la rivolta anti indiana e separatista agli inizi di giugno in seguito all’uccisione di un giovane dimostrante. Da allora sono stati ammazzati oltre 80 dimostranti, la maggior parte giovani uccisi dalla polizia che rispondeva alle sassaiole durante i cortei di protesta. È una spirale di violenza che sta mettendo in seria difficoltà il governo di New Delhi, il quale starebbe pensando a una serie di misure «distensive», tra cui la revoca parziale di una legge che conferisce poteri speciali all’esercito schierato nella vallata. Incidenti anti cristiani anche in Pakistan.
L’agenzia vaticana Fides ha riferito che la chiesa luterana di San Paolo nella città di Mardan, nella provincia di Khyber-Pakhtunkhwa (ex Provincia della Frontiera di Nordovest), è stata danneggiata da un’esplosione che ha causato due feriti. Entrambi si trovano all’ospedale, uno di loro in condizioni piuttosto gravi. Uno dei due era il guardiano della chiesa
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Il Kashmir indiano è ritornato a ribollire di violenza oggi dopo alcune notizie relative alla profanazione del Corano negli Stati Uniti che hanno infiammato le tensioni separatiste anti governative già presenti nella vallata musulmana fin dagli inizi di giugno.
Almeno 14 persone sono state uccise negli scontri con la polizia, oltre un centinaio i feriti e gravissimi danni a edifici e proprietà governative. Una scuola privata appartenente a una chiesa missionaria protestante nel distretto di Baramulla è stata data alle fiamme stamattina da una folla inferocita che ha «impedito ai vigili del fuoco di raggiungere l’edificio di legno» come ha riferito l’agenzia cattolica Asianews.
L’attacco, avvenuto nella città di Tangmarg, a una quarantina di chilometri dal capoluogo di Srinagar, è stato seguito da violentissimi scontri con la polizia in cui sono morti almeno sette dimostranti e un agente. La folla ha assaltato anche edifici governativi, mezzi della polizia e altre proprietà pubbliche. In altre proteste scoppiate nella regione himalayana nonostante il coprifuoco in vigore dopo i disordini del fine settimana, migliaia di dimostranti separatisti sono scesi in strada cantando slogan anti americani e anti indiani.
Per placare la rabbia, è intervenuto anche l’ambasciatore americano a New Delhi che ha condannato senza mezzi termini la notizia della dissacrazione di pagine del Corano diffusa da un canale televisivo iraniano, in seguito «oscurato» dalle autorità indiane. Il governo di Manmohan Singh ha tenuto una riunione di emergenza con i ministri degli interni e della difesa che si è protratta per tre ore, ma che non ha prodotto alcuna decisione di rilievo, a parte un generico appello ai separatisi musulmani per «dialogare», destinato a cadere nel vuoto, come già successo in passato. Una nuova riunione, a cui sono invitati anche i partiti dell’opposizione, è stata fissata per mercoledì.
Ieri è stata la giornata più sanguinosa nel Kashmir indiano da quando tre mesi fa è iniziata la rivolta anti indiana e separatista agli inizi di giugno in seguito all’uccisione di un giovane dimostrante. Da allora sono stati ammazzati oltre 80 dimostranti, la maggior parte giovani uccisi dalla polizia che rispondeva alle sassaiole durante i cortei di protesta. È una spirale di violenza che sta mettendo in seria difficoltà il governo di New Delhi, il quale starebbe pensando a una serie di misure «distensive», tra cui la revoca parziale di una legge che conferisce poteri speciali all’esercito schierato nella vallata. Incidenti anti cristiani anche in Pakistan.
L’agenzia vaticana Fides ha riferito che la chiesa luterana di San Paolo nella città di Mardan, nella provincia di Khyber-Pakhtunkhwa (ex Provincia della Frontiera di Nordovest), è stata danneggiata da un’esplosione che ha causato due feriti. Entrambi si trovano all’ospedale, uno di loro in condizioni piuttosto gravi. Uno dei due era il guardiano della chiesa
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