Lo STIVALE festeggia 150 anni


In questo tormentato 2011 dove la lotta politica diventa sempre più sanguinosa e gli scandali sono all'ordine del giorno, iniziano le celebrazioni dell'anniversario dell'Unità d'Italia. I giornalisti sulle varie testate descrivono una unità fittizia solo ufficiale su carta ma non diffusa tra le anime degli italiani. L'argomento che ha attirato l'attenzione dei lettori è stata la rivalità tra Sud e Nord.
Il SUD viene definito da molti la terra dell'ozio e del degrado dove mafia, 'ngrangheta e camorra dettano legge.
Il NORD invece viene elogiato da tutti come luogo dove abbonda l'operosità industriale, la legalità e l'ordine.
Queste purtroppo sono le due visioni distorte con cui gli italiani suddividono idealmente l'Italia.
L'Italia terra di grandi poeti, artisti, pittori, scultori, maestri delle arti e delle scienze è lo stato che crede, che lotta la criminalità e il malaffare.
Gli ingenti problemi del sud, come dicono alcuni finti "secessionisti", sono solo del sud, questo è il più grande errore che uno stato unito potrebbe fare.
I problemi che sorgono anche nella più piccola area della Repubblica sono difficoltà per l'Italia intera.
Essendo il nonno di mio nonno un uomo che credette in Garibaldi, non posso far a meno di credere nell'unità voluta non solo da Cavour, Garibaldi e dalla dinastia dei Savoia ma voluta da uomini e donne.
Basti pensare che alla prima guerra d'indipendenza parteciparono anche uomini che volontariamente arrivavano dal Regno delle Due Sicilie, dallo Stato della Chiesa e dal Granducato di Toscana.
Quando ormai l'unificazione era stata sottoscritta e lo Statuto Albertino era in vigore da alcuni decenni, durante la Grande Guerra moltissimi Italiani non esitarono a partire per il fronte dove molti di loro trovarono la morte.
In quelle tragiche giornate del '15 - '18 nei pressi delle tricee italiane del fronte non tutti i ragazzi in divisa parlavano il dialetto lombardo-veneto, tra quei fanti, tra quei bersagliaeri c'erano migliaia di "picciotti" siciliani, di "guaglioni" napoletani, di carusi, di figlioli calabresi del sud accorsi per combattere, per farsi ammazzare sulle aspre alture del Carso, sulle sponde insaguinate del Piave e dell'Isonzo, gridando: "L'Italia VIVA, avanti bersaglieri!".
Come allora anche oggi giovani di destra e di sinistra, del sud, del centro e del nord offrono la loro vita alla Patria con il loro servizio militare volontario nelle missioni di pace dove ogni soldato allo stesso modo ogni giorno rischia la propria VITA. I più sfortunati cadono in battaglia e ritornano in patria avvolti dal TRICOLORE.
A centocinquanta anni dall'Unità mi concederete di concludere questa mia breve riflessione con un frase utilizzata nel linguaggio comune:
"SONO FIERO DI ESSERE ITALIANO, SIETE FIERI DI ESSERE ITALIANI, I NOSTRI FIGLI DOVRANNO ESSERE FIERI DI ESSERE ITALIANI.

di Umberto Garbini

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