
Appassionato di alpinismo, iscritto al Club alpino italiano nelle sezioni di Roma e dell’Aquila, capo spedizione onorario nella scalata del K2 per il cinquantenario della conquista italiana della seconda vetta del mondo, il sindaco di Roma Gianni Alemanno* è stato a Roccaraso in occasione del convegno Montagnaè e ha raccontato al capoluogo.it la volontà di realizzare sul Gran Sasso un grande impianto di sci indoor in cui poter praticare gli sport di montagna tutti i mesi dell’anno.
Sindaco quando si è recato l’ultima volta sulle montagne abruzzesi?
L’ultima volta che sono salito a Campo Imperatore è stato in una ricorrenza particolarmente triste. Era il 6 aprile 2010. Esattamente a un anno dal sisma che ha colpito L’Aquila e i comuni del suo comprensorio. Con me gli uomini della montagna: il Soccorso alpino del Cai e del Corpo forestale dello Stato, i maestri delle scuole sci di Campo Felice e del Gran Sasso. Gli sguardi puliti e i visi segnati dagli elementi. Proprio sul Gran Sasso abbiamo voluto commemorare, in una sobria celebrazione nella chiesetta della Madonna della Neve, le vittime del sisma; fra esse, il maestro di sci Luca Di Cesare, nel cui ricordo è stata apposta e benedetta una targa. A Luca è stato intitolato anche il fuoripista dei Tre Valloni, simbolo dello sci in libertà e della voglia di vivere.
Qual è il suo rapporto con il Gran Sasso e più in generale con la nostra regione?
Per me l’Abruzzo è la regione del Gran Sasso e delle grandi montagne appenniniche. Una regione bellissima intimamente legata a Roma. E proprio una delle linee della mia azione amministrativa è guidata dalla volontà di dar vita a un rapporto privilegiato tra Roma e l’Abruzzo. Una volontà che dopo il terremoto deve diventare una priorità. Al Gran Sasso mi lega un rapporto particolare. È la montagna su cui ho imparato ad arrampicare, cioè a superare gli ostacoli, siano essi una parete rocciosa o un problema politico. È il luogo che mi ha insegnato che nell’alpinismo (come nella vita) si ascende avventurosamente, contando sulle proprie abilità, sublimando il puro divertimento e la competizione sportiva. Questo ho imparato sulle vie classiche: la Direttissima, la Brizio, la Danesi, e su vie di roccia più impegnative come Cavalcare la tigre.
Roccaraso
Ogni percorso impone i suoi ritmi, ogni via si allarga su scorci e colori propri, e muta prospettiva a ogni repentino cambiare del tempo. Inoltre, per me, al Gran Sasso è indissolubilmente legato il ricordo di Marco Forcatura, un grande amico, un grande alpinista che ci ha lasciato troppo presto.
Progetti per il nostro territorio?
Oggi queste montagne sono una scommessa. Anche per queste valli e vette può passare la rinascita di questo territorio così duramente colpito. Con Agostino Da Polenza e Salvatore Santangelo stiamo lavorando alla realizzazione di un grande impianto di
sci indoor in cui poter praticare gli sport di montagna tutti i mesi dell’anno. In questo modo il Gran Sasso potrebbe diventare presto un polo d’attrazione turistico di tutto il centro-sud d’Italia. Inoltre, mi sto impegnando affinché tutte le altre principali piste da sci della provincia dell’Aquila, come quelle di Campo Felice, Ovindoli, Pescasseroli e Roccaraso, vengano presto messe a sistema per incrementare il flusso turistico e dar vita a un modello di sviluppo realmente sostenibile.
Cosa insegna la montagna?
Spero che sempre più persone possano vivere la montagna come una grande palestra di vita e di umiltà; pochi altri luoghi possono infatti mostrare la chiave del miglioramento e della padronanza, cui si giunge frequentandola assiduamente e approcciando progressivamente i propri limiti.
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