La Palestina sta morendo in silenzio. Continua a morire in silenzio. Il mondo civile ha chiuso gli occhi, o meglio gli obbiettivi delle telecamere, su questa terra massacrata da un odio razziale e da una pulizia etnica che continua ad andare avanti con il placet dei grandi del mondo. Coperti dall’ombra dell’olocausto le armi Israeliane continuano a solcare le terre insanguinate di un popolo senza terra. Braccati dall’arsenale Israeliano, a cui dobbiamo gran parte della costituzione al premio Nobel per la pace Shimon Peres, continuano a resistere, spesso spinti alle vie dell’estremismo e dell’integralismo di Hamas. Solo ora si riaccendono dei flash su quelle terre, dopo la scomparsa di Vittorio Arrigoni, personaggio che ad oggi definirei eroe. Perché? Perché in un mondo dominato dagli spazi mediatici più fraudolenti e più subdoli di sempre ha fatto una scelta di “secondo piano”, quella di obbedire alla propria coscienza e al proprio sentire andando ad esprimere la propria idea con i fatti e lasciando ai mercanti e ai politicanti le opinioni e le pretese della ragione. Ogni uomo dovrebbe essere un rivoluzionario come lo è stato Vittorio, e ogni uomo dovrebbe essere un rivoluzionario per le proprie strade, per i propri quartieri. Non tutti abbiamo quel coraggio e quella forza e questa non è una colpa di nessun tipo. Una colpa grave sarebbe lasciar andare l’esempio che lui ci ha dato e lasciar morire due volte quest’uomo che della sua vita ha fatto molto. Scegliamo anche noi questa via, quella del disinteresse del giudizio e degli sguardi del mondo, convinti di quel sentire che continua, o per volontà “supreme” o per non so quale motivo, ad essere tarpato. Solo uscendo e contrastando questa mentalità delle forme riusciremo a capire in tempo i veri contenuti del nostro tempo, per cambiarli, per contrastarli e per adattarli a noi, al nostro essere Umani, con i diritti e la dignità che dall’uomo non può prescindere. Fino a che le immagini, gli articoli, e l’informazione risponderanno alle logiche sfrenate del mercato del profitto, la vera informazione e la vera cultura rimarrà un lusso per pochi incompresi che di questo lusso troppo spesso non sanno che farne. Uscire dal mercato dell’informazione e ricercare ciò che noi in quanto Uomini siamo propensi ad ascoltare. Ascoltare noi stessi, non come singoli ma come comunità unita che trascenda il singolo e ridare splendore ad un mondo che riparta da noi non imponendo le sue regole e il suo senso perverso del vivere. E quando parlo di mondo parlo delle grandi elité politiche, delle lobby bancarie, delle lobby delle assicurazioni, delle armi, dei diamanti e del petrolio. Fino a che questi soggetti, non comunitari ma individuali detteranno con l’ausilio dei mass media le loro volontà allora Vittorio, come tutti gli altri che ogni giorno muoiono in silenzio nel Darfur, nel Congo dove i bambini combattono con una rabbia di chi tra le mani invece di un fucile dovrebbe avere solo un pastello e una macchinina. Ma fino a che queste persone continueranno a spargere sangue e le telecamere rimarranno spente noi potremo continuare a godere del nostro sviluppo, del nostro stare bene. E intanto il sangue scorre.
di Federico Balin
di Federico Balin
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