Il 22 maggio di 23 anni fa a Roma si spengeva l’animo si un grande uomo che non rinunciò mai a lottare per i suoi ideali, GIORGIO ALMIRANTE.
Dopo il 1945 Almirante giovanissimo insieme ad altri ex esponenti del PNF e della RSI decise di fondare un partito che molti ricordano con il nome di Fiamma, il Movimento Sociale Italiano.
Figlio di attori di teatro, divenne capo di Gabinetto del Ministro della Cultura Popola, Mezzasoma. Dal 1946 al 1950 fu segretario nazionale, sostituito da Augusto De Marsanich, nel 1954 fu la volta di Arturo Michelini, suo acerrimo rivale nel partito. Dopo la morte di Michelini nel 1969 Almirante fu ancora una volta all’apice del partito e mantenne questo ruolo fino all’anno prima della sua morte 1987, quando lasciò il suo posto ad un uomo che non nomino per non rovinare il ricordo di Almirante. Almirante stimato e odiato al tempo stesso da tutti possedeva la carta vincente della retorica con cui riusciva a coinvolgere le giovani generazioni. Con il passar del tempo molti si unirono a lui e al movimento.
Giovani figli del proletariato comunista o socialista non seguivano le idee ormai vecchie dei genitori ma si univano alle organizzazioni giovanili prima con la Giovane Italia poi con il Fronte della Gioventù. Accanto al movimento giovanile Almirante volle fortemente la nascita di un gruppo universitario di giovani di destra chiamato FUAN (Fronte Universitario d’Azione Nazionale). Almirante riuscì a portare il partito ai massimi storici e a fronteggiare la scissione interna con la nascita di Costituente di destra-Democrazia Nazionale vicina alla Dc di Fanfani.
Poi venne il periodo dei referendum e Almirante definì scandalose le posizioni assunte dal Partito Radicale e dal Partito Socialista Italiano.
Almirante fermamente convinto della non casualità delle morti dei giovani di destra nelle piazze decise più di una volta di incontrarsi con il capo del partito di Botteghe Oscure, al tempo Enrico Berlinguer.
I due segretamente si incontravano in bar, nelle auto dell’uno o dell’altro mai in uffici o in luoghi dove potevano essere notati.
Per risolvere i dubbi sulle morti di quegli anni i due leader avversari strinsero una vera amicizia segreta tanto che alla morte del leader Comunista Almirante si mise in fila tra il popolo del PCI per omaggiare il feretro di Berlinguer ma fu subito raggiunto da Pajetta che lo invitò ad entrare senza dover fare la fila nel ruolo di esponente politico e di segretario del MSI.
Almirante continuò la sua carriera politica fino al 1987 quando al congresso del partito si presento come segretario dimissionario.
La malattia lo stava corrodendo, il 22 maggio 1988 alla ore 10.10 Giorgio Almirante morì a Roma circondato dai propri affetti e dall’amata moglie Donna Assunta Almirante.
Prima di morire inviò ai deputati, agli amici, ai camerati questo messaggio:
“Ho diffuso amore per idee buone e semplici, di più non potrò mai fare. Ed è bene che uomini come me, non raggiungono il successo. Degli uomini come me si deve poter dire: era fatto per i tempi duri e difficili, era fatto per seminare e non per raccogliere, era fatto per dare e non per ricevere. Vorrei tanto che quando non ci sarò più si dicesse di me quello che Dante disse di Virgilio: facesti come colui che cammina di notte e porta un lume dietro di sé, e con quel lume non illumina se stesso. Egli cammina al buio si apre la strada nel buio ma dietro di se illumina gli altri. Giorgio Almirante”.
Sempre Giorgio ai giovani lasciò un messaggio vero e sincero ma allo stesso tempo lungimirante: “Se volete un motto che vi ispiri e vi rafforzi, ricordate : Vivi come se tu dovessi morire subito. Pensa come se tu non dovessi morire mai. Giorgio Almirante”
Noi non faremo lo stesso errore di altri che ti furono amici, Noi non ti dimenticheremo mai.
Ciao Giorgio, Ciao Camerata, Ciao segretario!!!
di Umberto Garbini
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