Il distacco tra Sarkozy e Hollande è risicato. E il successo del Front National di Marine Le Pen e il ruolo dei centristi potranno cambiare il futuro del paese e la corsa alle elezioni.
Al momento in Francia l'unica cosa certa è la vittoria di Marine Le Pen. Per il resto la partita è ancora aperta. Troppo risicato il divario tra Nicolas Sarkozy e François Holland per avere certezze. Quasi un francese su cinque ha votato per la signora bionda che promette di far "esplodere i due partiti della finanza e delle banche" e secondo la quale "né Hollande, né Sarkozy potranno risolvere i problemi che la Francia e l’Europa hanno davanti".
Il Front National, che ha ottenuto il 18% superando di gran lunga il risultato ottenuto dal padre Jean-Marie nel 2002, non appoggerà nessuno dei due leader, assicura Marine a Repubblica, precisando che "non dirò ai miei elettori come devono votare. I francesi sono grandi abbastanza per scegliere da soli, in coscienza".
E' indubbia la forza del partito di estrema destra e il seguito che ha ottenuto. Adesso il Front National assurge ad ago della bilancia del futuro politico francese. Il presidente francese lo ha capito e all'indomani della sconfitta al primo turno elettorale (Sarkozy ha ottenuto il 27,08% contro il 28,63% del vincitore François Hollande) ha subito puntato a raccogliere i voti del Front National calcando la mano sui temi cari al suo elettorato: immigrazione, sicurezza e sentimento patriottico.
"Care amiche, cari amici, siamo al secondo turno e tutto ricomincia. Io porterò avanti i miei impegni: per il rispetto delle frontiere, la lotta alla delocalizzazione, il controllo dell’immigrazione, la sicurezza delle nostre famiglie...", ha detto Sarkozy, aggiungendo poi: "Aiutatemi a far vincere la Francia forte. Rivolgete questo appello a tutti quei francesi che mettono l’amor di patria al di sopra di qualsiasi considerazione partigiana o interessi individuali. Parlate alla vostra famiglia, ai vostri amici, ai vostri vicini. Conto sul vostro sostegno".
A sentire Marine Le Pen, non c'è più speranza però per il presidente uscente. "Sarkozy non ha più nessuna chance. In caso di sconfitta, ci sarà una ricomposizione del paesaggio politico francese. Tutti questi politici hanno ingannato il popolo. Siamo gli unici ad avere un programma credibile sull’Europa delle patrie, sul nazionalismo economico e sociale, sul ricorso ai referendum. Per questo, sono convinta che il Front national sia destinato a crescere ancora".
Gongola, Marine Le Pen. Consapevole della sua forza e del suo potere contrattuale. Da ieri sera è iniziata una nuova partita che si concluderà al ballottaggio del prossimo 6 maggio. I due sfidanti dovranno riunificare le forze disperse e raggiungere il 50 più uno per cento dei voti. Stando ai risultati di ieri sera, la matematica parla di un leggero vantaggio per la destra.
Infatti, sommando i voti di Sarkozy e Le Pen si arriva a quota 44 per cento. Mentre unendo i voti di Hollande a quelli del Front de gauche di Jean-Luc Mélenchon e dei verdi di Eva Joly si arriva a poco più del 42 per cento. Ma in politica, la matematica spesso si rivela un'opinione.
Perché nel conto vanno messi i potenziali cambiamenti di opinione degli elettori (si passa dal primo turno in cui predomina l'identità dei candidati e la personalizzazione della politica a un secondo turno in cui prevalgono le coalizioni) e gli indecisi. E poi bisogna considerare cosa farà il centrista Bayrou (che ha raccolto l'8 per cento) e i candidati minori. Qui non ci sono certezze né previsioni. E i voti possono confluire indifferentemente da una parte o da un'altra. Così come, a sentire la Le Pen, non c'è nemmeno certezza sul fatto che i voti dei Front National possano finire nella rete di Sarkozy.
Insomma, bisognerà vedere da quali sensazioni si farà attrarre l'elettorato centrista, mentre quello della Le Pen è un elettorato imprevedibile, proprio per il suo essere antisistema. Per Hollande ci sono invece più certezze. Infatti sia Mélenchon sia Joly lo appoggeranno. Hollande conosce dunque il suo punto di partenza in termini di voti. Può solo andare avanti, crescere e battere Sarkò. Il cui destino politico non dipende più da lui.
di Domenico Ferrara, da Il Giornale
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