Non è il venticello di una primavera storta, ma l'inizio di una tormenta che potrebbe placarsi solo dopo aver sradicato dalle poltrone tutta la segreteria del partito democratico, o almeno,ciò che ne è rimasto dopo le ultime defezioni. Dietro alle dimissioni di Massimo Stella, Liliana Grasso e Rita Mortini c'è infatti la richiesta di una parte non trascurabile del partito di chiedere una verifica interna al segretario Leonardo Mariani il che, detto fuori dal politichese, significa semplicemente mettere ai voti la permanenza di Mariani alla guida del partito anche se questo sbocco non è al momento ufficialmente all'ordine del giorno.
La "verifica" che si vuole chiedere a Mariani e a proposito della quale sono d'accordo anche il capogruppo Giuseppe Germani ed il consigliere regionale Fausto Galanello, verte sulla linea politica del Pd. Una linea che, secondo i dissidenti, viene in realtà imposta da Terni e, soprattutto, dall'ex sindaco ed oggi assessore provinciale Stefano Mocio. Il partito orvietano sarebbe insomma eterodiretto e agli oppositori di Mariani non va neanche giù l'atteggiamento morbido e senza sbocchi che verrebbe adottato nei confronti della giunta Concina.
C'è insomma un malessere latente che investe tutta la direzione del Pd, sia nelle questioni interne che quelle esterne. Un disagio che è la ripercussione interna di un'astinenza inedita e spiazzante dalla stanze del comando che si protrae ormai da oltre due anni e che crea fibrillazioni e nervosismo. A tutto ciò si affianca l'insofferenza di alcuni verso una gestione del partito che appare sempre più condizionata da direttive che giungono da fuori, in particolare da Stefano Mocio e Marino Capoccia.
da TuttOrvieto
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