La Uil pensa a iniziative alternative, mentre la Cgil ribadisce: "Resta la prospettiva dello sciopero perché il governo non cambia". Bonanni nicchia: "È solo l'estrema ratio"
Niente da fare per la Cgil: i sindacati sono ancora divisi su riforma del lavoro, crescita e fisco. Susanna Camusso non demorde e vuole "mantenere la prospettiva dello sciopero generale perché il governo non cambia".
Contrari invece Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti (Uil), secondo cui fermare il Paese porterebbe a un calo dello 0,5% del Pil."Non so come abbia fatto il conto, mi sembra un pò strano", ribatte la Cgil sottolineando che "le condizioni di reddito dei lavoratori continuano a peggiorare: l’Istat conferma ciò che stiamo dicendo da tempo. I lavoratori pubblici sono al quarto anno di blocco dei contratti e nel privato i contratti si rinnovano con grande difficoltà". Per la Camusso a pesare è soprattutto "l’aumento della tassazione". Inoltre la leader del sindacato crede che "a tre anni persi dal Governo precedente si sommano le scelte di manovre recessive. È un errore concentrare tutto sui debiti sovrani. Si sceglie di comprimere l’economia e non di investire sul lavoro e crescita".
La Camusso rischia però di scendere in piazza da sola. A metterle i bastoni tra le ruote è Luigi Angeletti: "Sciopero generale? Dovremmo augurarci che non ci sia e se ci fosse davvero dovremmo sperare che vada molto male sennò si avrebbe un calo del Pil di quasi lo 0,5%". La Uil quindi starebbe pensando, per far sentire la sua voce, a iniziative diverse: "Dovremo fare cose meno costose e di maggior impatto politico", ha spiegato Angeletti.
Nicchia anche Raffaele Bonanni: "Gli scioperi servono, ma Wojtyla diceva: è uno strumento estremo, quando ci vuole ci vuole, ma tutti i giorni no. Lo sciopero è un'estrema ratio". Per il leader di Cisl, "Angeletti ha detto una cosa concreta cioè quanto costa per la collettività".
di Clarissa Gigante
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