I giudici hanno obiettato alla decisione dei familiari di ritirare le accuse dopo aver ottenuto dall'Italia un risarcimento di 10 milioni di rupie (circa 150.000 euro). Prolungata di altri 14 giorni la custodia giudiziaria.
NEW DELHI - La Corte Suprema del Kerala ha contestato l'accordo raggiunto martedì scorso tra il governo italiano e le famiglie dei due pescatori uccisi. Lo riferisce la rete tv indiana Ndtv.
I giudici hanno in particolare obiettato alla decisione dei familiari
di ritirare le accuse contro i due marò dopo aver ottenuto dall'Italia
un risarcimento di 10 milioni di rupie (circa 150.000 euro). I giudici
hanno anche bloccato il versamento della somma. L'accordo - definito da
Roma, "un atto di generosità al di fuori del contesto giuridico" - era
stato firmato dai parenti di Gelastine e Ajesgi Binki.
La Corte
Suprema, inoltre, ha aggiornato a domani l'udienza relativa sul rilascio
della petroliera E. Lexie. La decisione è stata presa per permettere ai
legali dell'armatore di consultarsi con il governo italiano in merito
ad alcune condizioni poste sui quattro marò che si trovano a bordo e che
potrebbero essere chiamati a testimoniare nel corso di un eventuale
processo a carico di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il massimo
organo giudiziario indiano, dunque, ha riconosciuto il diritto del
mercantile italiano di proseguire il suo viaggio in quanto non c'è
nessuna accusa a carico dell'equipaggio o dei quattro fucilieri a bordo.
"Non abbiamo nessun diritto a detenere delle persone per oltre due mesi
e mezzo sulla nave" ha detto il giudice.
Intanto il tribunale di Kollam, in Kerala, ha disposto oggi il rinvio di altri 14 giorni di carcerazione preventiva per i marò. I due militari si sono presentati davanti al giudice istruttore con diverse ore di ritardo a causa di una
manifestazione di protesta che ha bloccato le vie di accesso al tribunale.
da www.repubblica.it
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