Sergio Ramelli....

Nato l'8 luglio del 1956 a Milano fu un militante del movimento giovanile del MSI, Fronte della Gioventù.
Ben noto esponente dello schieramento di destra nella sua scuola, ITIS Molinari di Milano, fu costretto a metà anno a cambiare scuola a causa delle aggressioni subite.
Era un semplice militante del FdG, attaccava manifesti, distribuiva volantini e dimostrava in pubblico la sua fede politica.
Ma il giorno 13 marzo 1975 ritornando a casa, pacheggiato il motorino si incamminò per raggiungere la sua abitazione. Mentre proseguiva per la strada fu assalito da un gruppo di persone armate con chiavi inglesi, con le quali lo colpirono alla testa lasciandolo in un bagno di sangua in terra.
Sergio fu riconosciuto dalla portinaia, che chiamò subito un'ambulanza che lo portò all'Ospedale Maggiore.
Sergio fu sottoposto ad un intervento che durò circa cinque ore, ma al suo risveglio non era più lo stesso Sergio di prima, i colpi inferti gli causarono gravi problemi come la perdita dell'uso della parola. A 48 giorni dall'atroce barbaria Sergio chiuse gli occhi e si immerse in un profondo sonno dal quale non si risvegliò mai più. Molti si chiederanno chi sono i colpevoli?
La magistratura identificò come colpevoli, alcuni criminali appartenenti al movimento extraparlamentare di sinistra "Avanguardia Operaia". Vi facciamo leggere due confessioni:
  • Marco Costa: « Ramelli capisce, si protegge la testa con le mani. Ha il viso scoperto e posso colpirlo al viso. Ma temo di sfregiarlo, di spezzargli i denti. Gli tiro giù le mani e lo colpisco al capo con la chiave inglese. Lui non è stordito, si mette a correre. Si trova il motorino fra i piedi e inciampa. Io cado con lui. Lo colpisco un'altra volta. Non so dove: al corpo, alle gambe. Non so. Una signora urla: Basta, lasciatelo stare! Così lo ammazzate!" Scappo, e dovevo essere l'ultimo a scappare. »
  • Giuseppe Ferrari Bravo: « Aspettammo dieci minuti, e mi parve un'esistenza. Guardavo una vetrina, ma non dicevo nulla. Ricordo il ragazzo che arriva e parcheggia il motorino. Marco mi dice:"Eccolo", oppure mi dà solo una gomitata. Ricordo le grida. Ricordo, davanti a me, un uomo sbilanciato. Colpisco una volta, forse due. Ricordo una donna, a un balcone, che grida:"Basta!". Dura tutto pochissimo...Avevo la chiave inglese in mano e la nascosi sotto il cappotto. Fu così breve che ebbi la sensazione di non aver portato a termine il mio compito. Non mi resi affatto conto di ciò che era accaduto. »
ONORE A SERGIO!!! 

di Umberto Garbini

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