Sono rimasti in due. Entrambi maroniani. Uno bergamasco, l’altro milanese. Parliamo degli aspiranti leader della Lega Lombarda che andrà a congresso a giugno. Mesi fa il Senatur aveva pensato al vicegovernatore regionale Andrea Gibelli, ma salvo colpi di scena la partita si giocherà tra Giacomo Stucchi e Matteo Salvini. Non si sfideranno all’assise, ma prima. Perché il movimento intende presentare un candidato unico, soluzione assai gradita anche a Roberto Maroni. Le prossime settimane saranno decisive. Stucchi, classe 1969, è iscritto ai lumbard dal 1987. E’ considerato tra i deputati più attivi e apprezzati sul territorio, tanto che sarebbe dovuto diventare capogruppo a Montecitorio al posto di Marco Reguzzoni. Alla fine non se ne fece nulla, ma Stucchi evitò di polemizzare. Pochi giorni fa, davanti ai militanti bergamaschi, è stato l’ex ministro Roberto Calderoli a lanciare Stucchi proponendolo come successore dell’attuale segretario Giancarlo Giorgetti.
Matteo Salvini, invece, è uno dei volti emergenti della Lega. Classe 1973, negli ultimi mesi ha moltiplicato le sue apparizioni in televisione (dove si difende bene). Alle volte, Bossi lo bacchetta dicendo che parla troppo. Di sicuro piace ai milanesi che l’hanno stravotato: alle ultime comunali ha preso quasi 9mila consensi. Il primo leghista alle sue spalle, Max Bastoni, ne aveva raggranellate 602. Un distacco siderale e che conferma Salvini come colonna dei padani all’ombra della Madonnina. Memorabili le sue polemiche con l’ex arcivescovo Dionigi Tettamanzi o i cori goliardici contro i tifosi del Napoli (gli costarono una grandinata di critiche, come quando parlò di vagoni della metro da riservare ai milanesi). Attualmente è europarlamentare.
Difficile che nel derby tra Salvini e Stucchi possa spuntare un terzo incomodo. Soprattutto del Cerchio magico. In passato girava il nome di Reguzzoni, che però ha recentemente smentito. E se Bossi scendesse in campo facendo un nome alternativo, magari alla vigilia del congresso? In via Bellerio lo ritengono improbabile.
di Matteo Pandini, da Libero
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