Unire tutti quelli che stanno a destra (o comunque lontani dalla sinistra): riformisti, liberali, cattolici, laici, vedove berlusconiane, reduci di Salò convertiti alla democrazia, animalisti alla Brambilla, femministe di ritorno alla Santanché. Tutti contro Bersani e il trittico dei sogni (o degli incubi, dipende da che parte lo si guarda) passato alla storia come “foto di Vasto”. E’ questo, in poche parole, il progetto del Segretario del PdL, Angelino Alfano. Un piano confuso che ricorda tanto l’esperimento prodiano dell’Ulivo, quando in un unico calderone stavano i democristiani devoti e i comunisti combattenti. Come è andata a finire l’abbiamo visto tutti.
I mormorii e i sussurri svelano anche qual è l’asse portante del disegno di Angelino: riagganciare Casini e cercare un nuovo candidato premier, che potrebbe essere anche il sempiterno Luca Cordero di Montezemolo. Il tutto, ça va sans dire, per instaurare l’ormai attesa “Terza Repubblica”. Una rigenerazione che in pratica partirebbe dal leader centrista, il cui volto campeggiava tronfio e sorridente assieme a quello di Berlusconi, Fini, Bossi e Buttiglione in un’altra foto passata alla storia: era il 1994, e il Polo delle Libertà vinceva le elezioni politiche. Casini già allora c’era, e vedere in lui il nuovo fa leggermente sorridere. Anche perché nel 2013 saranno passati ben 19 anni da allora.
E che dire di Montezemolo? A parte che è difficile capire l’appeal che possa avere sull’elettorato che fu di Silvio Berlusconi, il pupillo di Agnelli è da anni un’ombra che aleggia sui palazzi della politica. Nel 2001 il suo nome era inserito nel toto-ministri per un posto agli Esteri o allo Sviluppo economico (poi preferì la poltrona di Confindustria), nel 2008 la sua discesa in campo era più attesa della profezia dei Maya sulla fine del Mondo. Quattro anni fa, sui giornali circolavano addirittura i nomi degli uomini e delle donne “della società civile” inseriti nella sua lista che poi non è mai nata, come si è constatato. Alle prossime politiche, Montezemolo rischia di arrivarci già vecchio, bollito e passato. Una soluzione che non si sa bene quale beneficio possa portare a una destra, quella che si definisce “moderata”, in cerca dell’identità perduta.
Si rischia solo di completare l’opera disgregatrice, di accelerare il passo verso il naufragio. Prostrarsi a Casini e a Buttiglione significherebbe compiere il sogno di Pisanu: il ritorno in pompa magna della Balena Bianca. E non basterebbe il capo della Ferrari per indorare una pillola sempre più indigesta.
da Torqueville
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