L'Anm riprende Ingroia: "Basta comportamenti politici"

Contro il pm prezzemolino, il one-man show che vuole catalizzare tutta l'attenzione mediatica del Paese (una sorta di "allievo" illuminato del "sommo maestro" Woodcock), contro Antonio Ingroia scende in campo anche l'Associazione nazionale magistrati. "Ha fatto un'affermazione politica invitando i cittadini a cambiare la classe dirigente", riconosce l'Anm per bocca del suo presidente, Rodolfo Sabelli. "E con il collega Di Matteo - prosegue Sabelli - avrebbe dovuto dissociarsi dal plateale dissenso espresso alla festa del Fatto Quotidiano nei confronti del capo dello Stato". Ingroia ha superato la linea rossa: dopo settimane di comparsate televisive e ospitate radiofoniche, dopo un'infinta sequela di dichiarazioni sulla trattativa Stato-mafia e sulle intercettazioni tra Mancino e Napolitano, anche l'Anm ha dovuto stigmatizzare le boutade politiche del procuratore aggiunto di Palermo. Ingroia, che a breve si trasferirà in Guatemala nell'ambito della lotta al narcotraffico, per inciso non ha chiuso la porta alla sua discesa in campo: "Se nel 2013 andrò in politica? Ora penso al Guatemala, è troppo presto per dirlo".
"Stop ai comportamenti politici" - Durissima la reprimenda dell'Anm: "Tutti i magistrati, e soprattutto quelli che svolgono indagini delicatissime devono astenersi da comportamenti che possono offuscare la loro immagine di imparzialità, cioè da comportamenti politici", ha sottolineato il presidente dell'Anm. Con l'esplicito invito a cambiare la classe dirigente Italiana, "Ingroia si è spinto a fare un'affermazione che ha oggettivamente un contenuto politico", con il rischio "di appannare la sua immagine di imparzialità", ammesso che di "imparzialità" si sia mai potuto parlare. Secondo Sabelli, il procuratore aggiunto di Palermo ha anche sabagliato, proprio come Di Matteo, ad assistere in silenzio alla "manifestazione plateale di dissenso nei confronti del capo dello Stato", avvenuta domenica alla festa del Fatto, il quotidiano vicediretto da Marco Travaglio. "In una situazione così - sottolinea l'Anm - un magistrato deve dissociarsi e allontanarsi". Quindi, da Sabelli, un invito a tutti i magistrati "a evitare sovraesposizioni e a non mostrarsi sensibili al consenso della piazza".
Il commento di Cicchitto - In parallelo è arrivata la dura presa di posizione di Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: "Non solo i banchieri ma anche i magistrati limitano l'autonomia della politica - ha commentato -. Stando alle dichiarazioni di domenica si prospetta una situazione singolare e cioè che gli elementi fondamentali della futura relazione dell'antimafia sono suggeriti e ispirati dal dottor Ingroia, che peraltro si lamenta del ritardo temporale", ha aggiunto Cicchitto. "D'altra parte non ci risulta che ci sia la benchè minima reciprocità e cioè che noi possiamo influenzare o suggerire le strategie giudiziarie al dottor Ingroia. L'autonomia della politica va garantita non solo rispetto ai banchieri ma anche rispetto ai magistrati. La tragedia è che oggi essa è schiacciata da entrambi questi poteri», ha concluso Cicchitto.
La replica di Ingroia - Dopo la reprimenda dell'Anm ha replicato lo stesso Ingroia: "Il presidente dell’Anm non conosce tutto il mio intervento, si è limitato a criticare una frase estrapolata. Mi sono limitato a un’analisi sociologica, a una valutazione che si può definire politica o storica o sociologica. E da esperto di mafia, di questi argomenti posso capire più di Sabelli, con tutto il rispetto". Secondo il magistrato "il discorso riguardante il cambiamento della classe dirigente va inquadrato in un contesto più ampio, in cui parlavo della necessità di recidere i legami dello Stato italiano con la mafia dall’Unità ad oggi. In questo senso ho detto che va cambiata la classe dirigente". Le critiche al capo dello Stato? "Nella cronaca cui si riferisce Sabelli è scritto che io e il collega Di Matteo siamo rimasti impassibili, non approvandole in alcun modo".

da Libero

Commenti