Adesso il Prof promette mari e Monti

Parte da Bergamo la campagna elettorale della lista "Scelta civica". Il Prof strizza l'occhio ai riformisti: "Non sono qui per federare i moderati". Poi assicura di aver salvato l'Italia e promette il taglio delle tasse, le riforme costituzionali e la riduzione dei parlamentari

Quando è salito sul palco, Mario Monti è stato accolto dagli applausi. "Non vorrei che mi aveste preso per un politico", ha ironizzato il Professore. In realtà, tutta la kermesse per lanciare la campagna elettorale è stata cucita su misura al "nuovo" Monti, quello che ha smesso i panni del tecnico di ghiaccio, che per tredici mesi ha chiesto sacrifici agli italiani spremendoli fino all'osso, per indossare quelli del politico.
E così, dopo averle alzate a dismisura, promette che ridurrà le tasse; dopo aver mancato troppe occasioni per avviare le riforme, mendica un appoggio trasversale, da destra a sinistra, per riuscire a cambiare "radicalmente" il Paese; dopo aver bacchettato; dopo aver bacchettato Elsa Fornero per aver pianto in conferenza stampa, si lascia scappare qualche lacrimuccia parlando dei propri nipoti.
L'appuntamento è a Bergamo. Da qui parte la corsa al bis, da qui l'accozzaglia centrista proverà a smentire i sondaggi che la danno pericolosamente sotto il 10%. Il Professore tenterà il colpaccio: rimanere a Palazzo Chigi. Per farlo, già lo sa, deve scendere a compromessi e guardare ai riformisti e, in particolar modo, al Pd di Pier Luigi Bersani. "Non sempre coloro che si dicono moderati in politica sono moderati nel nostro senso - ha spiegato il premier uscente - l’Italia non ha bisogno di moderazione nel senso di mezze misure, ma di riforme radicali". Nelle intenzioni di Monti non c'è, appunto quella di federare i moderati, come invece sarebbe piaciuto a Silvio Berlusconi sul modello del Ppe europeo, ma di federare i riformisti. "I nostri segnali della voglia di fare riforme sono stati accolti e seguiti con scelte politiche costose da soggetti che prima militavamo nel polo di sinistra e di destra e non erano a loro agio nella loro casa di appartenenza sulle riforme - ha fatto notare il Professore - noi li abbiamo voluti, loro sono venuti".
Peccato che, nemmeno quando poteva contare sull'appoggio di Pdl, Pd e Terzo Polo, Monti sia riuscito a mettere in cantiere quelle riforme promesse al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando si era insediato (senza essere stato eletto) a Palazzo Chigi. Così, non gli resta che promettere, promettere e promettere. All’ordine del giorno del primo Consiglio dei ministri assicura di discutere una folta lista di riforme costituzionali. Si va da una "drastica riduzione del numero dei parlamentari" al "riassetto dello Stato" per renderlo meno "oneroso", passando attraverso la modifica del titolo V della Costituzione. Ma non si ferma qui. Subito dopo si butta a promettere anche "riforme radicali" che vadano ad aiutare, in particolar modo, i giovani e chi è "fuori dalle corporazioni e dalle rendite". Nella stessa ottica si inquadra, infatti, l'apertura annunciata nell'intervista al Corriere della Sera a modificare la riforma sul mercato del lavoro. Apertura che molti hanno letto come un assist ai democratici.
"Non so se la decisione che mi porta qui gli faccia piacere, ma è ispirata per lo stesso amore per il Paese di Napolitano". Nella lunga presentazione della lista "Scelta civica", Monti non ha speso una sola parola per fare il mea culpa per aver trascinato il Paese nel baratro. Non solo: a Nichi Vendola che ieri gli aveva chiesto di "fare autocritica", ha risposto picche. "Ma scherziamo?", ha chiesto stizzito il Professore ribadendo che il sistema Italia è uscito dalla crisi finanziaria e tornando ad accusare apertamente il governo Berlusconi di aver indebolito il Paese. "Gli elettori decideranno se è più credibile chi ha fallito per vent’anni - ha continuato - o chi ha riconquistato l’Italia al suo posto nel mondo". Quindi, arriva addirittura a smentire i numeri circolati nei giorni scorsi, secondo cui la cura Monti avrebbe causato un buco nei conti pubblici che renderebbe necessaria una manovra aggiuntiva da circa 7 miliardi di euro. Insomma, tra promesse irrealizzabili e slogan clamorosi, Monti ha proprio iniziato la campagna elettorale.

da Il Giornale

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