Noi avremmo avuto bisogno nel’ultimo
anno di un presidente del Consiglio e di un Governo che avesse avuto la
forza, nel caso specifico di Mario Monti che era sostenuto dalla quasi
totalità del Parlamento, di rinegoziare alcuni trattati europei. Invece
noi li abbiamo accettati tutti supinamente, senza capire che nel momento
in cui tranquillizzavamo le cancellerie europee e i mercati
internazionali creavamo ulteriori drammi fra gli italiani. Basta
guardare i dati di macroeconomia di questo ultimo anno e particolarmente
quelli riferibili all’economia reale, dalla disoccupazione in poi.
È quanto dichiarato da Giorgia Meloni,
candidata premier di Fratelli d’Italia, intervenuta oggi a Radio Anch’io
sul tema “Italia, Europa”.
“Io e Fratelli d’Italia –
spiega Meloni - pensiamo che la risposta a questa crisi debba essere più
Europa e non meno Europa. È evidente, però, che l’Europa sia
attraversata da una crisi di legittimità. Gli stati nazionali hanno
ceduto pezzi di sovranità, ma non sono stati compensati dall’avvento di
una sovranità dei popoli europei. Noi abbiamo di fatto una Europa
burocratica, oligarchica che è molto distante dalla quella sognata dai
padri fondatori”.
“Si dovrebbe ricominciare rinegoziando
il tema del fiscal compact - sottolinea – e cercando di far capire che
vincoli così stringenti, in un momento nel quale l’economia è ferma,
rischiano di costringerci ad infierire ancora di più sulla popolazione
italiana. Dobbiamo ripensare l’Europa altrimenti continuerà ad essere
una Europa a traino delle altre nazioni, nella quale l’Italia è
costretta a fare accordi bilaterali, come se dovesse contrattare con un
altro stato nazionale. Noi dobbiamo rafforzare il potere politico
dell’Unione Europea anche per limitare lo strapotere della Banca
Centrale Europea, un gigante finanziario circondato da nani politici,
che sono gli stati nazionali”.
“Al di là degli aspetti legali e formali
– ribadisce Meloni -, che sanciscono l’indipendenza delle banche
centrali, nei fatti in tutto il resto del mondo è palese la supremazia
della volontà politica. Non così in Europa dove non esiste nessuna
possibilità che la politica possa imporsi e condizionare le scelte della
BCE, che deve essere prestatore in ultima istanza di beni nazionali. La
sua mission non può essere solo quella di contenere i livelli di
inflazione”.
“Dobbiamo costruire un’Europa più
sentita dalla gente. Le identità non sono un accordo fatto tra governi e
non si trasmettono dall’alto devono, partire dal basso. Penso alla
mobilità degli studenti europei, dando loro la possibilità di imparare
altre lingue, di conoscere altre persone in un unico contenitore, perché
crescano sentendosi europei. Su questo noi non abbiamo investito. Del
resto abbiamo un’Europa che all’atto della sua nascita ha rinunciato a
scrivere nella sua costituzione gli elementi fondamentali della sua
identità. Così alla fine abbiamo una Europa la cui unica missione è
dirci quanto debbano essere lunghe le zucchine che produciamo”,
conclude Meloni.
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