Quirinale, Prodi non ce la fa: a quota 395, Rodotà a 207 e Cancellieri a 77

Massacro a Montecitorio: il Professore lontanissimo dalla maggioranza di 504, affossato dai franchi tiratori dalemiani (e non solo)


Romano Prodi non ce l'ha fatta: nella quarta tornata per l'elezione del presidente della Repubblica, il cui spoglio è ancora in corso, il candidato del Pd al Quirinale si è fermato a quota 395. lontanissimo dai 504 richiesti per avere la maggioranza assoluta. Con Pdl e Lega Nord fuori dall'aula in segno di protesta, il professore cercava voti tra i grillini e i montiani, e invece ha trovato decine di "franchi tiratori" proprio all'interno del suo partito di riferimento. Un massacro bello e buono che di fatto rischia di bruciare sul nascere la candidatura dell'ex premier dell'Ulivo e affossa definitivamente Bersani, che giovedì sera l'aveva fatto acclamare per ricompattare i democratici.
Fuoco amico nel Pd - Rodotà ha superato di gran lunga il bacino di elettori del Movimento 5 Stelle, segno che in tanti tra Pd e Sel hanno votato per il candidato "grillino". E fanno riflettere anche i voti a Massimo D'Alema, che molti sostengono aver mobilitato i propri uomini per "sabotare" il professore. Una cosa a questo punto è chiara: dopo Marini, è fallito anche il piano di riserva di Pierluigi Bersani. Il Pd continua a farsi del male e a dividersi: difficile pensare ora che domani, in occasione della quinta tornata, il candidato al Quirinale sia un democratico.

 
da Libero

 

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