Massimo Corsaro di Fratelli d’Italia è onorevole e anima economica. È stato uno dei più critici del governo Monti e adesso siede, con convinzione, tra i banchi dell’opposizione all’esecutivo di larghe intese guidato da Letta. Quando la destra italiana era ancora ghettizzata la vita di Corsaro era, già, pane e politica. Prima di tracciare linee di futuro sa che bisogna saper fotografare il momento in cui qualcosa si è rotto: “Credo che non sia un caso – dice – che la storia della destra abbia incominciato a deragliare quando la capacità di freno che Pinuccio Tatarella esercitava nei confronti di Gianfranco Fini è venuta meno”.
Onorevole cosa è successo al centrodestra italiano in questi ultimi mesi?
Il centrodestra, come lo abbiamo conosciuto, ha finito di dare tutto quello che poteva offrire e va ridisegnato in toto. Lo stesso Pdl dimostra che quando non corre il proprio leader non è nemmeno percepito come soggetto politico dagli elettori. Berlusconi, oggi, è sicuramente un uomo centrale nel centrodestra, ma è un uomo che ha, politicamente, più passato alle spalle che futuro avanti a sé. Per questo credo sia il momento giusto per cominciare a ragionare su che tipo di centrodestra offrire agli italiani che non vogliono morire a sinistra.
Come sarà questo futuro?
È un futuro che va costruito. Vogliamo offrire un cantiere a chi vuole costruire un centrodestra e ci rivolgiamo ai tanti che sono rimasti all’interno del Pdl, ma non sono contenti della continua discrasia che c’è tra le cose che si dicono e quelle che si fanno. Si diceva “mai con la sinistra” e “non aumenteremo l’Iva”, ma la realtà è diversa.
Come ci si dovrà muovere nel dopo-Berlusconi?
Pensiamo ci sia molto spazio nel centrodestra per offrire un partito nuovo e diverso. Il centrodestra dopo Berlusconi non sarà quello che conosciamo oggi, immagino che si sarà una naturale confluenza almeno in due aree: una più centrista e governativa, interessata prima a capire come arrivare ad occupare un posto e poi a capire come lo si impiega quel posto; un’altra che pronta a riprendere i riferimenti valoriali importanti del centrodestra.
Quali sono le linee guida?
Lo dico con un’estrema semplificazione: più liberale in economia di quanto non abbia saputo essere il Pdl e più conservatrice nei valori. Il Pdl, alla prova dei fatti, non è riuscito a rispettare le parole d’ordine sulle quali aveva costruito il suo consenso. Ora bisogna ricominciare concretamente a costruire una politica economica meno condizionata dai poteri delle banche, delle assicurazioni, della massoneria, dell’eurocrazia e dal condizionamento dei sindacati. Bisogna ripartire da quello che sarebbe dovuto essere il centrodestra e che non è riuscito ad essere. Allo stesso tempo, penso che si debba essere chiari sulle cose che vanno bene e su quelle che non vanno bene. Penso a un partito che non abbia paura di parlare un linguaggio politicamente scorretto: noi pensiamo che la famiglia debba essere di un tipo e non di un altro, che chi si droga non esercita un diritto e che la difesa dell’identità nazionale venga prima di ogni altra cosa.
Quali persone possono essere coinvolte in questo progetto? Le faccio tre nomi: Ronchi, Storace ed Alemanno.
Non lo so, dipende da loro. Sono tre nomi circoscritti alla realtà di Alleanza Nazionale. Non immagino un soggetto politico che sia partecipato solo da quelli di AN; così non eserciteremmo nessuna forma di interesse per quelli che non si sono riconosciuti in quella storia. Bisogna dare il via a un importante partito di centrodestra che abbia un respiro europeo e che debba attrarre personalità del mondo liberale. Bisogna condividere questa strada perché non può essere un semplice ritorno al passato. Se qualcuno pensa di fare un cartello nel quale riesumare le logiche del passato sbaglia di grosso anche perché alcuni personaggi un po’ di credibilità l’hanno persa. È vero che chi ha rovinato tutto è Gianfranco Fini, ma è altrettanto vero che Fini è stato messo nelle condizioni di rovinare tutto perché molti di quelli che gli erano attorno sono rimasti in silenzio. Questi stessi, se vogliono partecipare e portare acqua al mulino, sono ben accetti, ma se pensano di venire oggi a tracciare una strada dopo che non l’hanno saputa tracciare ieri credo che non avrebbero credibilità.
Ma in Fratelli d’Italia non ci sono altri dirigenti che all’epoca hanno permesso a Fini di “rovinare tutto”?
Certo, ma non c’è nessuno che ha la spregiudicatezza di ricostruirsi ex novo come personaggio trainante. C’è un investimento sul futuro che deve essere anche un investimento sulle persone. Nessuno, qui, pensa che la rottamazione dipenda dalle carte di identità, però è chiaro che la prima linea deve essere rappresentata anche da chi rappresenta un investimento per il domani.
A cura di Michele Chicco – barbadillo.it
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