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GENERALI DIETRO LE PIRAMIDI – ALTRI SCONTRI NELLA NOTTE (16 MORTI, 200 FERITI), L’EGITTO A UN PASSO DAL COLPO DI STATO
Dopo l’escalation di manifestazioni con scontri e morti in tutto il
Paese, alle 17 scade l'ultimatum dei militari – Ma il presidente in tv
ribadisce il suo no alla richiesta di dimissioni. “Proteggerò democrazia
con mia vita” – Le Forze Armate: “Trovi subito l’accordo con
l’opposizione o se ne vada”…
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È il giorno più importante per l'Egitto del post-Mubarak, il giorno in
cui potrebbe scattare il colpo di Stato dell'esercito contro il
presidente Mohammed Morsi. L'ultimatum dei militari scade alle 17 e
anche il giornale Al Ahram - controllato dal governo egiziano e molto
autorevole - lo mette nero su bianco: "Oggi o Morsi si dimette o sarà
deposto dall'esercito".Sembra inevitabile, dopo l'escalation di
manifestazioni e prese di posizione delle ultime settimane. Domenica
sono scese in piazza in tutto il Paese molti milioni di persone (c'è chi
dice addirittura 13), come culmine delle manifestazioni. E solo ieri
notte un altro milione era in piazza Tahrir, con scontri e morti in
tutto il Paese: 23 le vittime, la maggior parte in un singolo episodio
all'esterno dell'università del Cairo di Giza. E il bilancio delle
vittime degli scontri da domenica scorsa arriva a quota 39.Al Ahram
conferma anche le indiscrezioni sulla bozza di road map messa a punto
dai vertici militari: governo di transizione guidato da un militare,
consiglio presidenziale di tre membri guidato dal capo della Corte
suprema, nuova Costituzione da stilare nei 9-12 mesi di interim prima di
nuove elezioni. Fonti dell'esercito hanno però negato simili
anticipazioni di stampa, spiegando che il prossimo passo sarà chiedere a
"esponenti politici, sociali ed economici" la loro visione di una road
map. In serata, Morsi è apparso alla Tv di Stato per ribadire il suo "no"
alla richiesta di dimissioni. "Le elezioni egiziane sono state libere e
rappresentative della volontà popolare". ha detto, aggiungendo di essere
il "primo leader egiziano ad essere stato eletto democraticamente". "Ho
ammesso di aver fatto degli errori" ha però aggiunto Morsi. "La
corruzione e altre sfide ereditate dal vecchio regime, rimangono, ci
vuole tempo per risolverle". Il discusso esponente islamista ha quindi
sottolineato come "il prezzo per preservare la legittimità" sia "la mia
stessa vita". Ha inoltre ricordato di operare "sulla base della sola
legittimità conferitagli dalla Costituzione": legittimità, ha aggiunto,
che costituisce "l'unica garanzia" possibile contro il divampare di un
"conflitto intestino". Secca e durissima la risposta del Consiglio Supremo delle Forze
Armate egiziane: sulla sua pagina Facebook l'organismo a capo
dell'esercito si dice "pronto a morire per difendere il popolo
dell'Egitto contro i terroristi, i radicali o i pazzi".
da Repubblica.it
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