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Berlusconi, la mano tesa di Monti: "Grazia non scandalosa". Casini: "Silvio leader di metà Paese"
I capi di Scelta civica e Udc mandano messaggi
di pace all'ex premier: "Non è un condannato qualunque". Grandi manovre
per tornare nel centrodestra...
"Berlusconi continua a essere il leader di quasi metà del Paese". "La
grazia? E' una ipotesi che non troverei affatto scandalosa". Chi l'ha
detto? Qulche falco del Pdl? Acqua: parole e musica, rispettivamente, di
Pierferdinando Casini e Mario Monti.
Sì, proprio quelli che da anni, soprattutto il primo, brigano per "far
fuori" politicamente il Cavaliere. Il Professore, addirittura, ci ha
fatto su una intera (e fallimentare) campagna elettorale. Ma ora,
nell'ora decisiva, sentono profumo di opportunità da non mancare.
Qualcuno lo definirebbe "ritorno a casa", nel centrodestra. Con Scelta civica e Udc
ai minimi termini, potrebbe essere questa l'ultima occasione per
rientrare nei giochi e approfittare della ristrutturazione del Pdl. D'altronde, Berlusconi stesso lo ha detto ai suoi: a settembre torna Forza Italia,
ma il Pdl come coalizione resta, per riunire le varie componenti
dell'area conservatrice. E un'ala moderata e centrista potrebbe ben
comprendere anche Monti e Casini. O almeno così sperano i due leader
bianchi.
Soccorso bianco al Cav - "Ci vuole equilibrio. I professori Onida, Capotosti, D'Onofrio
riflettono sulla possibilità che il Senato chieda un approfondimento
alla Corte Costituzionale, non scartiamola a priori - spiegava ieri
Casini a proposito della legge Severino -. Uno Stato di
diritto non prevede i saldi di fine stagione, ma dobbiamo essere
consapevoli che questa non è una vicenda come le altre. Berlusconi non è
un condannato qualsiasi, è un signore che nonostante le condanne
giudiziarie continua a essere il leader di quasi metà del Paese". Ancora
più esplicito l'ex premier Monti, che sul Foglio di martedì
riflette su un'altra ipotesi: "La legge Severino è stata votata a
larghissima maggioranza, anche dal Pdl, nove mesi fa e che allora
nessuno sollevò obiezioni di costituzionalità; anzi, tutti sembravano
desiderosi di mostrare i rigorosi sui criteri di incandidabilità e
decadenza: erano solo ragioni elettoralistiche? Non credo". Sulla
decadenza, insomma, Monti è più perplesso di Casini. Ma come
Pierferdinando, anche Mario lancia segnali a falchi e colombe del Pdl, e
pure del Pd: "Non sfugge l'eccezionalità del caso Berlusconi, ma il
punto è la sua condanna che non può certo essere cancellata dal Senato,
neppure nei suoi altri effetti di legge che, lo ripeto, il Parlamento (e
in buona misura gli stessi parlamentari che oggi dissentono) votarono
nove mesi fa in piena consapevolezza. I casi eccezionali vanno casomai
affrontati con provvedimenti d’eccezione, ad esempio la grazia, che non troverei affatto scandalosa, a differenza di Beppe Grillo, proprio per il ruolo che Berlusconi ha avuto".
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