Il modello Orban come alternativa?

"Noi non crediamo nell’Unione Europea, crediamo nell’Ungheria, e consideriamo l’Unione Europea da un punto di vista secondo cui, se facciamo bene il nostro lavoro, allora quel qualcosa in cui crediamo, che si chiama Ungheria, avrà il suo tornaconto". Viktor Orbàn

 

Passato vergognosamente sotto traccia dalla maggior parte dei mass-media italiani e stranieri, il governo ungherese, presieduto da Viktor Orbàn, sta scrivendo la storia. Un calcio dritto nei denti della piovra finanziaria internazionale che si chiama FMI (Fondo Monetario Europeo, di proprietà dei Rothschild), che con i suoi regimi di austerità sta lentamente portando l’intera Europa sul fondo di un baratro senza via d’uscita. In realtà, la via d’uscita a quanto pare ci sarebbe e lo stanno dimostrando proprio in questi giorni in Ungheria: in una lettera aperta diretta a Christine Lagarde (nomen omen?), direttrice operativa del Fondo, il governo ungherese, in data 12 agosto 2013 (il termine ultimo per la consegna del debito era previsto per il 31 marzo 2014!), dichiarava di aver ripagato il debito da 2,2 bilioni di euro che lo stato aveva contratto proprio con l’FMI nel 2008, salvandolo dalla bancarotta assicurata, e “…che non è più necessario mantenere un ufficio di rappresentanza dell’ FMI” in Ungheria; quindi niente più uffici a Budapest, niente più dcravattari del Fondo che circolano per i corridoi della banca centrale. Come si permette questo “tiranno” e “illiberale” a chiudere la porta in faccia ai “signori della finanza mondiale”?
Quello che i signori della finanza non hanno considerato è che il presidente Orbàn, a capo dell’alleanza tra il Fidesz (Fiatal Demokraták Szövetsége-Alleanza dei giovani democratici )e il KDNP (Kereszténydemokrata Néppárt- Partito del popolo cristianodemocratico) è stato eletto con il 52,73%, garantendosi due-terzi del parlamento e la possibilità di modificare la vecchia costituzione di stampo Sovietico (come chiestogli dai suoi elettori), spazzando via lavversario Attila (!) Mesterházy , leader dei Socialisti Ungheresi (19,3 %), rei di aver nascosto nel 2006 alla popolazione, quando a capo del governo vi era proprio il leader socialista  Ferenc Gyurcsány,  la grave crisi economica che si stava delineando e che aveva permesso al partito Socialista di vincere le elezioni.
Proprio la questione della modifica della costituzione da parte di Orbàn ha fatto insorgere i “democratici”” di mezzo mondo: gli americani (quelli di Guantanamo, del waterboarding,  delle innumerevoli “guerre sante” in giro per il mondo in nome del petrolio e delle armi, pardon della democrazia …) e la UE (sì sì, quelli che hanno imposto al potere  Mario Monti in Italia, calpestando “la costituzione più bella del mondo” o Lucas Papademos in Grecia “per far quadrare i conti”, stringendo con leggi inique ancora di più il cappio dell’Euro al collo di milioni di europei) si sono lacerati le vesti , come moderni Caifa , gridando allo scandalo:  trasparenza e responsabilità della corte costituzionale (magari in Italia…), libertà di espressione limitata (ma solo a chi mette a repentaglio “la dignità della nazione ungherese”) , riconoscimento della famiglia solo come unione fra uomo e donna,  divieto ai senzatetto di dormire per strada (accolti in strutture attrezzate anche di servizi medici, tolte dal precedente governo Socialista), obbligo agli studenti di rimanere nei primi dieci anni almeno cinque in patria, pena il risarcimento delle tasse universitarie (proprio come accade in Italia, no?) e, udite udite,  la messa al bando del vecchio Partito Comunista (l’unico vero regime che ha conosciuto l’Ungheria). E poi, come si sono permessi di stampare moneta propria a debito zero? E perché hanno bruciato centinaia di ettari di piantagioni di mais in cui, guarda caso, sono venuti fuori pollini OGM (banditi dal 2011 in Ungheria) della multinazionale Monsanto (l’appestatrice mondiale)?
I media italiani, La Repubblica in testa, con un articolo datato all’11 marzo 2013, ha titolato “il tramonto della libertà, la morte dei valori democratici e liberali del Vecchio continente” dall’Ungheria. In Italia (e in buona parte dell’Europa) la crisi economica continua, la natalità diminuisce e le imprese chiudono senza sosta: tasse su tasse, aumento della disoccupazione giovanile al 40%… e in Parlamento si discute sull’ineleggibilità di Berlusconi o sullaumento degli emolumenti di questa classe politica inadempiente o ancora su leggi fondamentali come quella sull’omofobia e l’eutanasia. Ma d’altronde si sa: Ubi maior…

 

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