Intervista
a Barbadillo.it Oggi inizia Atreju la festa giovanile più longeva della
destra italiana. Abbiamo chiesto a Giorgia Meloni, leader di Fratelli
d’Italia e anima dell’appuntamento romano, di soffermarsi con noi sul
significato politico dell’evento e sui temi di maggiore attualità di
questo settembre politico: dallo strapotere della finanza alla
querelle-giustizia fino alla spinosa questione Siria.
Onorevole Meloni, partiamo da “La grande finanza contro i popoli”. Perché questo titolo per Atreju?
Abbiamo scelto questo titolo perché
vogliamo provare a dare una lettura diversa e nuova al rapporto tra
economia mondiale e sovranità nazionale. Atreju vuole raccontare e
descrivere il terzo conflitto globale che secondo noi si sta combattendo
sul terreno della finanza. Una guerra subdola che vede in campo non più
divise militari ma divise monetarie. Non più eserciti ma centri
finanziari e agenzie di rating si stanno contendendo il mondo. Quello a
cui stiamo assistendo è uno scontro aperto tra la sovranità, i popoli e
le Nazioni e le grandi centrali dei poteri forti e della speculazione
internazionale. E a pagarne le spese rischiano di essere i popoli e il
concetto stesso di sovranità e democrazia. È uno scenario che ci chiama
ad una brusca rivisitazione delle priorità e ad una netta inversione di
marcia culturale, sociale e politica. Atreju è uno spazio libero, pieno
di spunti anticonformisti, riferimenti imprevisti e occasioni di
incontro tra punti di vista diametralmente opposti tra loro. Atreju è
l’unico appuntamento popolare e tradizionale nell’alveo del centrodestra
italiano che è rimasto in piedi nonostante tutto e che ha attraversato
indenne sigle, partiti, stagioni e difficoltà.
Dal versus al processo: cosa cambia nella formula della manifestazione?
I processi sono la novità più
interessante e significativa di questa edizione di Atreju.
Sono dibattiti caratterizzati da una formula rigorosa e avvincente allo
stesso tempo: un rappresentante dell’accusa ed uno della difesa,
testimonianze a sostegno delle tesi a confronto ed il pubblico nella
parte della giuria destinata ad esprimersi a favore dell’uno o
dell’altro. Saranno scontri ad alta tensione sui temi decisivi per
l’agenda politica italiana: Europa, giustizia, famiglia e finanza.
Tremonti e la sintonia Tosi: si rinsalda il dialogo costruttivo tra forze all’opposizione del governo Letta?
Giulio Tremonti è un amico che stimo,
che ha già partecipato ad Atreju e che è molto apprezzato dai nostri
ragazzi. Una persona con cui c’è un confronto e un dialogo aperto. Con
Flavio Tosi credo di avere una compatibilità ideale prima che
generazionale e insieme a lui, ma non solo, vorrei provare a disegnare
l’Italia e il centrodestra che vorremmo. A partire proprio dalla sfida
delle primarie a tutti i livelli, della partecipazione popolare, del
confronto e della sintesi tra tesi diverse, che sono la benzina della
buona politica.
La giustizia da processare: un segnale all’Italia oltre la vertenza magistrati-Berlusconi?
Ad Atreju vedremo confrontarsi per la
prima volta in pubblico Filippo Facci contro Marco Travaglio. Sarà un
appuntamento importante per parlare di un tema che sta paralizzando
l’Italia e che neanche il governo Letta sembra in grado di affrontare:
la riforma della giustizia. Noi crediamo che sia necessario un patto di
responsabilità collettiva tra politica e magistratura: la magistratura
accetti il principio della responsabilità civile, la separazione delle
carriere, il giusto processo e la buona parte della politica si comporti
di conseguenza, dandosi regole certe e severissime. Solo così possiamo
immaginare di dare all’Italia una giustizia giusta, seria, trasparente,
veloce e garantista. Una giustizia vicina, che sappia stare al suo posto
e dare risposte ai problemi concreti degli italiani.
Evitare gli errori dell’Iraq e delle primavere arabe in Siria: il ruolo dell’Italia?
Siamo rimasti stupiti dalla decisione
del governo Letta di bocciare la mozione di Fratelli d’Italia che
impegnava a perseguire ogni strada possibile per evitare il conflitto in
Siria al quale in ogni caso l’Italia non deve partecipare in alcun modo
e a sostenere la proposta russa, che rappresenta l’unica in campo
capace di impedire l’utilizzo delle armi chimiche da parte del regime
siriano e di scongiurare lo scoppio di una guerra. Governo e maggioranza
hanno preferito, invece, mantenere la solita ambiguità sul piano
internazionale lasciando aperto lo spiraglio per un intervento armato.
L’esecutivoLetta ha tenuto finora una posizione talmente incomprensibile
e contraddittoria tra i suoi membri tale da far inserire l’Italia in
occasione del G20 sia nella lista delle Nazioni contrarie che in quelle
favorevoli all’intervento armato. Una figura peggiore di quella
rimediata dalla Ue, che ha dimostrato la tua totale incapacità di
determinare una posizione autonoma e di avere una qualsiasi utilità a
livello internazionale.
L’Europa in politica estera “zoppica”?
L’Ue si è ritrovata scavalcata persino
dalla Russia nell’esercizio di una prerogativa, ovvero la capacità di
trovare mediazioni utili a scongiurare conflitti apparentemente
inevitabili, che Bruxelles rivendica sistematicamente come propria senza
però averne mai dato alcuna prova concreta. E oggi ci ritroviamo in una
situazione nella quale non esiste nessuna proposta europea sul tavolo e
l’unica possibile soluzione in campo è quella russa. L’Italia ha già
pagato il sostegno ai suoi alleati quando è stato necessario e giusto
farlo, come nei conflitti in Iraq e in Afghanistan, esattamente come già
contribuiamo attivamente a numerose missioni Onu, come in Libano e in
Kosovo. Ma quella in Siria è una guerra che non ha alcun senso, che non
ha alcuna giustificazione sotto il profilo dell’interesse nazionale e
che stentiamo a credere sia mossa da ragioni umanitarie.
Atreju è politica ma anche divertimento e
goliardia. Cosa bolle in pentola è domanda bandita, ma quale è stato lo
scherzo all’ospite più divertente nel passato?
Lo scherzo che è passato alla storia è
la ‘kazirata’ a Gianfranco Fini, quando i ragazzi di Atreju chiesero
all’allora ministro degli Esteri di sostenere la causa dell’inesistente e
oppresso popolo kaziro. Molto divertenti anche gli scherzi a Silvio
Berlusconi, a cui fu chiesto di condannare l’operato di un immaginario
dittatore comunista, oppure a Ignazio La Russa al quale venne domandato
di spiegare la presenza, ovviamente inventata, di militari italiani a
Paros. Tutti gli ospiti hanno colto lo spirito goliardico della
manifestazione e hanno riso insieme a noi. Un po’ meno l’ex sindaco
Veltroni, che ci rimase un po’ male sulla borgata Pinarelli. È anche
questo il bello di Atreju e l’edizione di quest’anno, vi assicuro,
riserverà molte sorprese.
di Michele De Feudis
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