Dalla Francia alla Germania cresce il fronte antieuro


Sei punti sopra il 17,1% raccolto alle elezioni presidenziali del 2012. Se per il rinnovo del Parlamento europeo si votasse domenica prossima, il Front National di Marine Le Pen guadagnerebbe il 23 per cento dei voti, diventando così il primo partito di Francia.
Lo rivela un sondaggio commissionato all’istituto Ifop dal Journal duDimanche. La formazione della destra nazionalista e populista sarebbe inseguita dai gollisti dell’Ump (al 21%), mentre i socialisti del presidente François Hollande si fermerebbero al 18%. I risultati dell’indagine «vanno letti con una certa prudenza», ha spiegato il direttore dell’Ifop, Frédéric Fabi, ricordando che la misurazione ha un margine di errore dell’1,8% e che al voto mancano 4 mesi. Resta il fatto che alle Europee 2009 il Fronte guadagnò il 6,3% inviando a Strasburgo solo 3 deputati, mentre nel 2014 la vocazione maggioritaria del partito fondato da Jean-Marie Le Pen, padre di Marine, sembra a portata di mano. L’ex candidata alle presidenziali lo sa, e conta su quella che i suoi concittadini chiamano «la vague Marine», l’onda Marina. In una recente intervista Madame Le Pen ha immaginato che, dopo lo spoglio a maggio, la valanga di voti ottenuti dal Fronte obbligherà Hollande a sciogliere il Parlamento, mentre l’Europa dovrà fare i conti con un grande Paese che dice basta all’euro.
Messa da parte l’origine pétainista, gli accenti apertamente islamofobici e antisemiti (ma non quelli xenofobici), Marine si è anche buttata sul sociale, togliendo all’estrema sinistra l’esclusiva su lavoro e pensioni. Senza dimenticare che il suo è un elettorato di protesta, ha incanalato la rabbia dei francesi contro «il funzionamento antidemocratico dell’Unione europea» e i rigidi parametri di Maastricht sulla finanza pubblica. Quindi ha individuato nell’odiata moneta comune il nemico da abbattere, promettendo di allearsi a Strasburgo con gli altri partiti anti-euro. Fra questi la Lega nostrana, il Partito austriaco della Libertà (Fpoe) e il Vlaams Belang in Belgio.
«Dopo di noi – ha previsto – anche la Germania rinuncerà all’euro e tornerà al marco». Vero è che l’auspicato no di Berlino alla moneta unica è ancora lontano da venire. Eppure anche nella Repubblica federale il movimento anti-euro sta prendendo forza. Un sondaggio di Emnid per la Bild am Sonntag accredita Alternative für Deutschland, prima formazione tedesca apertamente contraria all’Unione monetaria, del 7% dei voti. Risultato di tutto rispetto per un partito che è stato fondato solo a febbraio 2013 e che a settembre dello scorso anno ha sfiorato l’ingresso al Bundestag, ottenendo il 4,7% dei consensi (contro una soglia di sbarramento del 5%). A differenza della formazione francese, AfD non affonda le radici nel passato ma è stata fondata da un semi-sconosciuto professore di Economia politica ad Amburgo, il 52enne Bernd Lucke, che ha rubato consensi un po’ a tutti. Attento a non farsi infiltrare dall’estrema destra, sempre orfana nella Germania post-bellica di padri e padrini, Lucke ha imbarcato un pezzo grosso dell’area liberale: l’ex capo degli imprenditori tedeschi Hans-Olaf Henkel, volto noto dei talk-show con l’unico difetto di essere un po’ avanti con l’età (74 anni) rispetto alla media dei politici tedeschi. Nulla sembra accomunare il duo Lucke-Henkel alla pasionaria della destra francese, i cui detrattori chiamano «Jean-Marine Le Pen» a segnalare la sua sostanziale continuità con i valori dettati dal padre. AfD ha già fatto sapere che non si unirà a Strasburgo al gruppo Fn-Lega, ma al pari di Marine ha già dichiarato guerra alla moneta comune.

Destra.it

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