Legge elettorale, intervento Giorgia Meloni: Si a preferenze e no a cannibalismo partiti non allineati che non superano soglia 5%
“Le leggi elettorali si
fanno nell'interesse dei cittadini che votano e non dei partiti che le
scrivono. Questa proposta non sembra neanche lontanamente corrispondere a
questo banale requisito”. È quanto ha dichiarato il capogruppo di
Fratelli d’Italia Giorgia Meloni durante il dibattito sulle
pregiudiziali di costituzionalità presentate dal gruppo sulla proposta
di modifica della legge elettorale.
“Trovo-
ha detto- davvero singolare che si sia attesa, spesso decantata, la
sentenza della Corte Costituzionale, per poi proporre un testo di
riforma in buona sostanza identico al Porcellum, almeno per le parti
sanzionate dalla Corte. Prima di essere ingiusta nei confronti degli
italiani, questa proposta è, banalmente, incostituzionale”.
Per quel che riguarda le liste bloccate,
Meloni rincara: “La Corte non dice che le liste bloccate, anche se più
corte, sono costituzionali. Se noi andassimo a votare con la legge
frutto della sentenza della consulta voteremmo con le preferenze, perché
le preferenze sono il sistema che meglio consente l'esercizio della
sovranità da parte del popolo, che sono il sistema che più fa contare
gli italiani. Possibile che non interessi nessuno il fatto che in
qualunque sondaggio la stragrande maggioranza degli italiani dice che
vorrebbe le preferenze?”
“Abbiamo visto i risultati drammatici
delle liste bloccate – ha sottolineato- Parlamentari nominati che hanno
come unico compito quello di compiacere chi dovrà rimetterli in lista, e
che se il capo lo chiede voteranno anche provvedimenti contrari agli
interessi degli italiani, come abbiamo visto due giorni fa con le
vergognose norme su Bankitalia. Parlamentari cioè che non rispondono
agli italiani che li eleggono ma al capo che li nomina. Parlamentari
spesso totalmente estranei al territorio nel quale vengono eletti, e
molto altro si potrebbe dire”.
“E non venitemi a raccontare che le
preferenze producono corruttela, il rischio di voto di scambio e
quant'altro: è una tesi ridicola.Il rischio di un rapporto malsano tra
eletto ed elettore è insito nella democrazia, ma si combatte combattendo
la corruzione, non la democrazia stessa”.
“La Terza Repubblica non può
nascere riproponendo il vizio delle liste bloccate. Non so dove trovi
la faccia il segretario del Pd Renzi, che ci dice di essere il nuovo e,
nei fatti, ci ripropone il peggio del vecchio. E poveri quei quasi 3
milioni di italiani che sono andati a votare alle primarie del Pd, che
hanno perfino speso due euro, che si sono mobilitati, che si sono
appassionati, perché credevano che sarebbe cambiato tutto e che adesso
si sentono dire che le preferenze non si possono mettere perché non le
vuole Berlusconi. Il quale Berlusconi, almeno, ha il coraggio di dirlo
che le preferenze non le vuole. Perché tutti gli altri fanno finta. Fa
finta Renzi, fa finta Alfano”.
“Il meccanismo di attribuzione del
premio di maggioranza – ha aggiunto Meloni- è tale da determinare
un'alterazione del circuito democratico definito dalla Costituzione,
basato sul principio fondamentale di eguaglianza del voto, di cui al
secondo comma dell'articolo 48 della Carta. Il meccanismo della proposta
nuova prevede la fissazione della soglia al 4,5% per le liste della
coalizione che può determinare che la coalizione raggiunga la soglia del
premio di maggioranza con uno solo dei partiti della coalizione. Questo
partito potrebbe prendere, per esempio, con il 20% dei voti validi il
53% dei seggi, determinando un differenziale tra voti presi e seggi
espressi addirittura maggiore in potenza di quello che si determinava
con il Porcellum”.
“S’introduce - ha precisato- un altro
curioso meccanismo: e cioè quello per cui il partito che supera la
soglia del 4,5 - 5% si pappa anche voti degli altri. E si capisce da
cosa sia motivata questa campagna di Renzi e Berlusconi contro i partiti
non allineati. Dal tentativo di usare il consenso di altri per eleggere
parlamentari propri. Che non è esattamente costituzionale, se si tiene
conto del dettato costituzionale per cui la sovranità appartiene al
popolo, dal quale si desume il principio di difesa della volontà
dell'elettore”.
“Per quel che riguarda i partiti
piccoli – ha proseguito Meloni- preferisco chiamarli ‘non allineati’.
Perché un partito che prende il 4% prende circa 2 milioni di voti, e se 2
milioni di italiani che vanno a votare non contano nulla, allora temo
che Renzi dovrà smettere di ricordarci ogni giorno che alle primarie lo
hanno scelto quasi 3 milioni di italiani, perché evidentemente contano
poco anche quelli. A maggior ragione se frutto di primarie ‘fai da te’ e
non normate per legge come noi chiediamo: due milioni certi a fronte
di 3 milioni asseriti o presunti”.
“Norma antiribaltone: non abbiamo
chiesto – ha ricordato il capogruppo - la modifica delle soglie, ma
riteniamo che sarebbe giusta una norma che dica che i voti dei partiti
che all'interno della coalizione non raggiungano la soglia per esprimere
propri eletti non vengano conteggiati ai fini del premio di maggioranza
per la coalizione e non contribuiscano ad eleggere parlamentari dei
partiti della colazione che abbiano superato quella soglia”.
“E non parliamo di quello che accadrebbe
se è decidesse di formare una coalizione capace di arrivare alla soglia
minima del 12% ma che non avesse al suo interno nessun partito capace
di superare la soglia del 4,5%. Il 12%: si tratta di ben 5 milioni di
voti. Li buttiamo nel cestino perché Renzi e Berlusconi non sono
d'accordo con il voto espresso da questi italiani? E questo è
costituzionale? E soprattutto, e democratico?”
"Le
leggi elettorali - ha concluso- si fanno nell'interesse dei cittadini
che votano e non dei partiti che le scrivono. Questa proposta non sembra
neanche lontanamente corrispondere a questo banale requisito”
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