Sin dai tempi de
“Il partito degli intellettuali”, fulminante saggio su limiti e miserie
della cultura italiana, abbiamo apprezzato l’anticonformismo e la
curiosità intellettuale di Pierluigi “Pigi” Battista. Più di una volta
ci siamo ritrovati nell’insofferenza del giornalista romano verso i
dogmi, le tortuosità e le bassezze della scena nazionale. Siamo rimasti
perciò sorpresi (e un po’ amareggiati, ammettiamolo) leggendo il suo
elzeviro sul Corriere di lunedì scorso. Sotto lo strambo titolo “Il
debole della destra per i dittatori”, il “Pigi” si è inerpicato in un
vero e proprio atto d’accusa verso «questi maestri di pensiero della
destra italiana che pur di andare contro la snervata (e sempre
detestata) democrazia americana, omaggiano senza pudore Putin, l’ex
colonnello del Kgb…Che cosa patetica, questo debole della destra per i
dittatori…si credono anticonformisti, ma ogni loro parole porta con sé,
inconfondibile, l’odore di un gasdotto».
Insomma, tutti
coloro che a destra o nel centrodestra non plaudono prontamente i
manifestanti di Kiev o gli incapaci eurocrati sono solo scemi e/o
venduti. Cretini e/o nostalgici degli stivaloni e del filo spinato. Per
Battista — ormai evidente in sintonia con il funereo duo transalpino
Colombani-Levy a cui via Solferino ha affidato la politica
internazionale — la destra italiana è talmente mal messa da « applaudire
sottomessa le menzogne della Tv di Mosca». Punto.
Nella speranza
che qualche buon professionista si prenda cura dei nervi in disordine
del “Pigi” nostro, val la pena di ricordare qualche dato. Non ci sembra
uno scandalo se — con toni, profondità e sensibilità differenti — a
destra e nel centrodestra vi sia chi rifletta con pacatezza su uno
scenario confuso e tragico come quello della crisi ucraina e rifiuti,
finalmente, gli angusti schemi interpretativi di Obama e di Bruxelles. E
ancora, non è cosa errata se da più parti si ragiona — una volta tanto
con serietà e lucidità — di “grande politica” tenendo presente anche i
rapporti geoeconomici e (perché no?) la vitale questione energetica.
Il tutto senza
paraocchi, senza subalternità psicologiche o culturali. Senza
contropartite e senza timori reverenziali verso alleati ingombranti e —
come la guerra di Libia insegna — poco amichevoli ma molto avidi. Da
qui, nel segno dell’interesse nazionale, un dibattito serio, aperto.
Piaccia o meno,
questa è (o almeno dovrebbe essere) la destra. Senza stivaloni e
colbacchi. “Pigi” si rassegni, si rassereni e lasci perdere gli
esercizi di “bigottismo culturale” (che un tempo lontano stigmatizzava).
di Marco Valle
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