D’altronde il messaggio di Re Giorgio è chiaro: l’Europa viene prima di tutto. Ne parlava già negli anni Settanta quando faceva parte della corrente della “destra” del PCI (nel solco della tradizione di Giorgio Amendola), dove l’obiettivo è sempre stata la socialdemocrazia europea.
“Ci affidiamo completamente a Lei, Presidente Napolitano, con lo stesso trasporto di Papa Francesco quando si rivolge all’Altissimo”.Chi è Giorgio Napolitano? La sua biografia è nota a tutti: due volte Presidente della Repubblica Italiana, ex Presidente della Camera, Ministro dell’Interno, Deputato, europarlamentare, membro del Partito Comunista; in pratica vive nei palazzi del potere dal 1953 (l’anno della sua prima elezione in Parlamento). Ma da quando è al Colle manovra le sorti del Paese a suo piacimento, e si configura come l’anello di congiunzione tra l’Europa e la classe politica italiana. Tutto ha inizio nel 2011 quando dopo la caduta del Governo Berlusconi, Re Giorgio, decide di non sciogliere le Camere e affida l’incarico a Mario Monti ( e il Governo dei Tecnici), dopo averlo nominato senatore a vita.
Enrico Letta
Caduto Monti, riesce nel suo capolavoro: “le larghe intese”. E per difenderle decide di restare altri 7 anni al Quirinale (non era mai accaduto nella storia d’Italia). Minaccia le sue dimissioni quando il Governo Letta traballa, e quando Berlusconi mette a rischio il Governo, Napolitano, nomina altri 4 senatori a vita. Dopo Letta, affida l’incarico di Governo a Matteo Renzi (ancora una volta senza passare dal voto) dopo aver annunciato: “durante il semestre europeo non si va al voto”. D’altronde il messaggio di Re Giorgio è chiaro: l’Europa viene prima di tutto. Ne parlava già negli anni Settanta quando faceva parte della corrente della “destra” del PCI (nel solco della tradizione di Giorgio Amendola), dove l’obiettivo è sempre stata la socialdemocrazia europea.
Proseguendo la battaglia per far crescere l’europeismo del PCI fece candidare al Parlamento Europeo un “europeista vero” come Altiero Spinelli. Poi successivamente dopo le discordie con Berlinguer, si avvicinò all’Europa delle Banche, del Bilderberg, dell’Alta Finanza e della Commissione Trilaterale. Negli anni da Presidente della Repubblica, è stato palese nel suo comportamento delle discrasie significative: considerando che a volte ha utilizzato due pesi e due misure; per esempio quando a traballare nel 2007 era il Governo Prodi (uno dei suoi), Re Giorgio non fu tenero come lo è stato nel 2011 con Berlusconi. Se prima (con Mario Monti) si trattava di una cupola che affamava i popoli in nome di una sovranità finanziaria a danno della sovranità nazionale (e quante ne abbiamo sentite a riguardo), poi con il volto buono del membro del Bilderberg Enrico Letta, sembrano dimenticate certe paure e preoccupazioni.
Infine Matteo Renzi, il promotore della rottamazione, è solo una pedina di Re Giorgio e della Commissione Europea; perché di fatto continua a seguire le politiche di austerità imposte dall’Europa. In fondo, però, rieleggere Napolitano al Colle in nome di un presidenzialismo di fatto, condurrà dritti alla perdita di poteri del Parlamento in favore delle nuove forze istituzionali globali: Commissione Europea, BCE e Quirinale appunto. Ma negli altri Paesi accade lo stesso, e da tempo. E stanno, dicono loro, meglio di noi. Dopo aver messo i suoi al potere, a Re Giorgio, non resta che difendere l’Europa; perché sa bene che se indisse un referendum, gli italiani, sarebbero favorevoli all’uscita dall’euro. Quindi ora non resta altro che attaccare il populismo antieuropeista.
Buona democrazia.
di Domenico Salatino, da "l'Intellettuale dissidente"
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