Ripropongo spesso una frase di Julius Evola, che scrisse
negli “Orientamenti”, in quanto attuale e più che mai riproponibile nel tempo
presente.
Scrisse Evola: “Ciò che solo conta è questo: noi oggi ci
troviamo in mezzo ad un mondo di rovine. E il problema da porsi è: esistono
ancora uomini in piedi in mezzo a queste rovine? E che cosa debbono, che cosa
possono essi ancora fare?”
È bastata una frase per fotografare la nostra Italia di
questo maledetto Ventunesimo Secolo. I nostri uomini migliori sono in ginocchio
nel bel mezzo delle rovine provocate da un sistema sbagliato e corrotto.
Lo stato è da anni in mano alle persone sbagliate insieme al
commissariamento della democrazia, che porta al succedersi di Governi
Tecnocratici e Filo-Massonici.
Il mondo industriale risente fortemente della crisi mondiale
che si abbatte come un flagello contro i paesi civili e ingessati da ferrei
regolamenti e normative, mentre sembra proprio che questa crisi stia agevolando
i paesi in via di sviluppo o quelli sottosviluppati, permettendo loro tutto e
non imponendo nessuna sanzione.
Artigiani e commercianti che per secoli hanno costituito una
fetta importante del “Made in Italy”, oggi non vengono considerati né dallo
Stato né dal mondo sindacale e para-sindacale, essendo schiacciati dalla
concorrenza delle importazioni e dalla globalizzazione.
Le forze dell’Ordine e i Contingenti italiani all’estero
vengono denigrati e trattati come degli assassini o come dei guerrafondai di bassa lega, non prendendo in
considerazione invece lo sforzo che compiono giornalmente per garantirci la
pace e la tranquillità.
Siamo in rovine, ma sono sicuro che nel mezzo della
distruzione ci sono ancora uomini e
donne, che hanno voglia di alzare la testa e lo sguardo al cielo per
risollevare l’Italia, liberandola dalle catene di questa Europa e rilanciandola
senza l’aiuto di buffoni o parolieri come dir si voglia …
di Umberto Garbini
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