Conoscere “Cosa Nostra” è difficile, ma molte delle nostre
curiosità potrebbero essere appagate dalla lettura di quello che definisco un
capolavoro di Enzo Biagi, “Il Boss è solo”.
Biagi ebbe l’occasione di intervistare e di trascorrere
intere giornate con il famoso “don Masino” (per gli amici) oppure “il Boss dei
due Mondi” (per CIA e INTERPOL).
Il protagonista del’intera vicenda è Tommaso Buscetta, colui
che svelerà la struttura e i misfatti di “Cosa Nostra” al Maxiprocesso di
Palermo.
Amore e odio, omertà e rispetto, cupola mafiosa e
commissione, alleanze e rapporti di forza vengono raccontati con dovizia di
particolari dal diciassettesimo figlio del vetraio di Brancaccio, che divenuto
forte nell’organizzazione dovette confrontarsi a muso duro con i “viddani” di
Luciano Liggio.
Qui viene narrata la storia del padrino rispettato da tutti,
sia dai capi sia dai soldati semplici, colui che perse gran parte della
famiglia a causa di vendette trasversali, ordinate dai Corleonesi.
Durante il Maxiprocesso, fu l’avvocato Armando Costa ad
annunciare la volontà del “teste” di parlare al giudice ed infatti circondato
da un nucleo di agenti fece il suo ingresso nella sala don Masino.
Passo sicuro e deciso, postura diritta, occhiali scuri il “teste”
si siede al cospetto di giudici popolari accompagnato dalla sua solita eleganza
nelle gestualità e negli abiti indossati.
Prima di iniziare il lungo racconto, Buscetta precisa di non
essere un pentito, ma un “deluso” da quella parte di uomini di “Cosa Nostra”,
che hanno perso di vista il vero obiettivo e fine dell’organizzazione. Così nel
profondo silenzio degli altri uomini presenti in sala, in segno di rispetto per
un boss di tal levatura, iniziò l’avventura giudiziaria di Buscetta al fianco
di Giovanni Falcone nel Maxiprocesso di Palermo.
“Il Boss è solo – Buscetta: la vera storia di un padrino” di Enzo Biagi
Arnoldo Mondadori Editore S.p.a. (1986)
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