Tutti insultano Napolitano ma solo Storace pagherà
in data
Ottieni link
Facebook
X
Pinterest
Email
Altre app
Il Capo dello Stato è un bersaglio per molti, ma solo il leader della Destra rischia la cella per vilipendio
Stiamo perdendo i sensi. Il senso della realtà, il senso della misura, il senso dello Stato e delle Istituzioni. Prendete Napolitano, prendetelo con tutti i
riguardi, come si addice al presidente della Repubblica, anzi di più, un
presidente bis, che è al Quirinale oltre il mandato ordinario di un
presidente, come se fosse un Re o un Pontefice. Ripetutamente vilipeso
da grillini e affini, costretto a testimoniare nella vicenda Stato-mafia
nonostante abbia già dichiarato che non ha nulla da dire in merito,
dopo aver rischiato di fare la sua audizione davanti ai boss della
mafia, disatteso sulle nomine alla Consulta e più volte trascinato in
polemiche anche di basso profilo, torna d'improvviso sacro e
intoccabile. L'occasione è il processo per vilipendio del capo dello
Stato a Francesco Storace, che sette anni fa usò un aggettivo indegno
per definire il presidente della Repubblica. Per l'impropria definizione
di Napolitano, Storace rischia il prossimo 21 ottobre una condanna
seria e se non il carcere, il verdetto potrebbe troncargli la carriera
politica, vietandogli di candidarsi alle elezioni.
Stiamo parlando
di una parola, una parola sola, che era poi un fallo di reazione.
Napolitano aveva definito indegno l'attacco di Storace ai senatori a
vita, come Rita Levi Montalcini, ritenendoli «stampelle del governo». E
Storace aveva ricambiato la grave censura di Napolitano e aveva a sua
volta definito indegno il capo dello Stato. Storace si è poi scusato. Ma
la giustizia italiana, la stessa giustizia che trascina il capo dello
Stato in una vicenda dai contorni loschi come il rapporto tra mafia e
istituzioni, la stessa giustizia che non manca di attaccare gli altri
poteri istituzionali e di non risparmiare lo stesso presidente della
Repubblica, scopre improvvisamente che la parola di Storace ha ferito le
Istituzioni, lo Stato, il Quirinale, la Patria e la Repubblica e non
c'è fallo di reazione, scuse, precedenti e paragoni che tengano.
L'imperativo di tutelare il presidente della Repubblica si scopre
categorico e il calpestatissimo senso dello Stato si rianima per una
volta sola. È come se in una società atea un solo peccatore fosse
condannato per aver nominato il nome di Dio invano... Con Storace si
torna al Vecchio Testamento e Napolitano per un giorno ritorna
biblicamente Il Supremo e Inattaccabile Simbolo della Repubblica
Italiana. Ma solo per un giorno, solo per un caso, solo per un versante
politico... A proposito. Dal punto di vista politico la vicenda può
avere altri sbocchi più estrosi. Per esempio un rilancio della figura
appannata di Napolitano grazie a un bel gesto, magari preventivo, del
capo dello Stato per disinnescare la grottesca vicenda. O, all'opposto,
il rilancio politico di Storace che accetta il verdetto fino in fondo,
in modo che un esponente significativo dell'opposizione, ex ministro, ex
governatore e leader di La Destra, finisca in prigione per aver
pronunciato una sola parola. Sarebbe uno spettacolo istruttivo per
questa Repubblica dei Puri e dei Depurati. Pensavamo di essere nella
sbrindellata Italia, dove l'oltraggio, l'insulto e l'illegalità regnano
sovrani anche tra i rappresentanti della legge. E invece siamo a Hong
Kong, in una versione grottesca della Cina. È la contro-rivoluzione
dell'ombrello. Con Storace in veste di caprone espiatorio.
Commenti
Posta un commento