Recep Tayyip Erdoğan, politico turco, ha dichiarato nei
giorni scorsi che il tanto discusso genocidio a danno della popolazione armena
ad opera della Turchia, da sempre ai margini del dibattito internazionale, non
ha mai avuto luogo. Un genocidio storicamente provato ed ampiamente documentato
da opere, biografie, fotografie; un genocidio di matrice religiosa e politica.
Il Santo Padre ha recentemente parlato di questi fatti utilizzando senza
vergogna il termine “genocidio”, suscitando l'ira di diversi uomini politici
turchi. Primo fra tutti, il sopracitato Recep Tayyip Erdoğan, il quale si è
spinto fino ad un'ufficiale minaccia nei confronti del Pontefice: “Non si
azzardi più!”. Minaccia che non ha scalfito né intaccato le posizioni
coraggiose di Francesco. A seguire, il primo ministro Davutoglu ha dichiarato
che il Papa si è schierato dalla parte del male. Affermazioni pesanti ed
ostinate, soprattutto per un Paese, quello turco, che mira ad entrare a far
parte dell'Unione Europea, avanzando proposte e pretese, mentre non accenna a
mollare la presa attorno a scottanti questioni: il sopra citato genocidio della
popolazione armena e la pena di morte.
Tutto ciò basterebbe a mettere un punto sulla questione
relativa all'ingresso della Turchia all'interno dell'Unione. Per chi non fosse
ancora convinto, non si può non tener conto del fatto che i Paesi dell'Europa e
la Turchia non condividono le stesse radici storiche, politiche, sociale,
religiose ed economiche. E se è vero che un'unione politica necessita prima di tutto
di una base storica comune, è doveroso insistere e ribadire che una Turchia
europea non ha motivo di esistere.
di Giovanni Arena
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