Tale evento forse tragico viene predetto e si parla di “ricette”
per il futuro grazie a vecchi amici o compagni d’avventura o perfino grazie ai
consigli attenti e vigili di osservatori di alto calibro.
Il primo è Giuliano Urbani, politologo, fondatore di Forza
Italia nel ’94 ed ex Ministro nel Primo e Secondo Governo Berlusconi, ritiene
che la fondazione di un partito repubblicano sia una impresa difficile se non
impossibile anche per la presenza di Matteo Renzi, che è stato capace di
intercettare gli spazi lasciati vuoti. Urbani poi parla dei voti del dissenso
ottenuti in parte dalla Lega Nord di impronta salviniana e anche dal Movimento5
Stelle di Beppe Grillo. Il politologo conclude, sostenendo che ormai Berlusconi
è alla fine della sua parabola politica e l’unica possibilità di invertire la
tendenza sarebbe quella di scontrarsi faccia a faccia sulla base dei programmi,
sfidando Renzi.
L’obiettivo giornalista che non nega di essere di sinistra,
Giampaolo Pansa sostiene: “Berlusconi avrebbe dovuto svegliarsi prima, ma la
materia per la costruzione di un nuovo partito conservatore c'è, e sono gli
elettori dispersi nell'astensione o che votano con grande malavoglia e
delusione.”
Ultimo, ma non ultimo, Marcello Veneziani ritiene che la
fondazione di un partito repubblicano da parte di Berlusconi sia un atto
anacronistico, in quanto i partiti precedenti sono stati cuciti su di lui e
hanno assunto una deriva fortemente “monarchica”. Veneziani sostiene che per
ripartire bisognerebbe semplicemente ricominciare da zero dopo una sconfitta
alle regionali senza più la figura ingombrante di Silvio Berlusconi.
di Umberto Garbini
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