Il futuro post-Berlusconi per Urbani, Pansa e Veneziani

Il giorno del giudizio per Silvio Berlusconi e Forza Italia sarà quello che seguirà i risultati elettorali delle elezioni regionali, che vedranno il partito del Cavaliere in campo in Veneto, Liguria, Umbria, Toscana, Campania, Marche e nella tormentata Puglia.
Tale evento forse tragico viene predetto e si parla di “ricette” per il futuro grazie a vecchi amici o compagni d’avventura o perfino grazie ai consigli attenti e vigili di osservatori di alto calibro.

Il primo è Giuliano Urbani, politologo, fondatore di Forza Italia nel ’94 ed ex Ministro nel Primo e Secondo Governo Berlusconi, ritiene che la fondazione di un partito repubblicano sia una impresa difficile se non impossibile anche per la presenza di Matteo Renzi, che è stato capace di intercettare gli spazi lasciati vuoti. Urbani poi parla dei voti del dissenso ottenuti in parte dalla Lega Nord di impronta salviniana e anche dal Movimento5 Stelle di Beppe Grillo. Il politologo conclude, sostenendo che ormai Berlusconi è alla fine della sua parabola politica e l’unica possibilità di invertire la tendenza sarebbe quella di scontrarsi faccia a faccia sulla base dei programmi, sfidando Renzi.

L’obiettivo giornalista che non nega di essere di sinistra, Giampaolo Pansa sostiene: “Berlusconi avrebbe dovuto svegliarsi prima, ma la materia per la costruzione di un nuovo partito conservatore c'è, e sono gli elettori dispersi nell'astensione o che votano con grande malavoglia e delusione.”

Ultimo, ma non ultimo, Marcello Veneziani ritiene che la fondazione di un partito repubblicano da parte di Berlusconi sia un atto anacronistico, in quanto i partiti precedenti sono stati cuciti su di lui e hanno assunto una deriva fortemente “monarchica”. Veneziani sostiene che per ripartire bisognerebbe semplicemente ricominciare da zero dopo una sconfitta alle regionali senza più la figura ingombrante di Silvio Berlusconi.

di Umberto Garbini

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