Quei due anni buttati sui Marò (di Terzi di Sant'Agata)

Un brusco risveglio è seguito al prolungato letargo del governo Renzi sul caso Marò, quando si è appreso dello spostamento della prossima udienza alla Corte Suprema indiana. Con senso assai sgradevole dell’ ironia, la Corte ha stabilito per la nuova discussione non più una data precedente – da tempo fissata – alla scadenza del “permesso malattia” concesso a Latorre; bensì il giorno successivo. Il che rende di fatto impossibili ulteriori proroghe della Corte Suprema indiana alla permanenza in Italia di Massimiliano per motivi di salute.
Della questione Marò, come si è letto in numerosi articoli mai smentiti, erano stati incaricati dallo scorso autunno i Servizi, che sono come noto alle dipendenze di Palazzo Chigi. Dallo scorso ottobre si sarebbero svolte diverse missioni; nei contatti riservati con New Delhi, secondo resoconti forniti dalla stampa indiana, gli emissari italiani avrebbero presentato “proposte” essenzialmente basate sullarinuncia alla giurisdizione italiana nell’accertamento delle responsabilità; sull’erogazione di un cospicuo risarcimento; su una sostanziale ammissione di colpevolezza, così da rendere spedito il processo in India e far quindi valere, una volta condannati, la possibilità per Latorre e Girone di essere scambiati con detenuti indiani in Italia, sulla base dell’accordo di cooperazione bilaterale ratificato negli ultimi anni. Di nessuna di queste trattative, che hanno sollevato la più profonda indignazione in molte parti ancora sane del nostro mondo politico e della nostra opinione pubblica, il governo ha mai dettagliatamente riferito in Parlamento e all’opinione pubblica. Né mi pare vi siano state smentite o precisazioni di sorta alla ridda di notizie circolate anche in India su siffatte “trattative segrete“. L’impegno del governo Renzi era semmai rivolto all’appello al silenzio per non turbare le misteriose trattative in corso; alla stigmatizzazione di chi osava manifestare pubblicamente le proprie preoccupazioni; alla assicurazione che il nuovo corso di rapporti italo-indiani nella “chemistry” felicemente instauratasi dalla scorsa estate tra Modi e Renzi avrebbe non solo risolto felicemente la questione Marò, ma dato grande impulso ai rapporti politi ed economici tra i due Paesi. Questa illusione continuava incredibilmente ad aleggiare nella stampa filogovernativa anche dopo la mancata partecipazione di Modi al Vertice euroasiatico di Milano durante il nostro semestre di presidenza europeo; nonostante l’indifferenza con la quale era stata lasciata cadere da parte indiana la richiesta del nostro presidente del Consiglio di incontrare il Primo Ministro Modi almeno al G20; e continuava, la stessa illusione, ad essere coltivata nonostante l’evidente, scarsissima considerazione all’Italia durante la tournée europea di Modi, e persino in occasione dell’Expo.
La decisione di far pubblicare dalla Farnesina, e non dalla Presidenza del Consiglio, un Comunicato di poche righe sulla attivazione dell’Arbitrato, oltre a sollevare degli interrogativi sul perché l’intera questione ora rimbalzi nuovamente al ministero degli Esteri quando era stata devoluta ai Servizi, non costituisce certo un fatto tranquillizzante per chi ha veramente a cuore la sorte dei nostri Fucilieri, e la dignità del Paese. Anzitutto non sfugge che il comunicato è un esercizio di “detto-non detto”: un tentativo di coprire, con la sua laconicità e i suoi omissis, due anni di gestione irresponsabile e fallimentare della crisi con l’India, iniziata con il sequestro dei nostri due militari in acque internazionali. Il Governo cerca di far credere che è stato “folgorato sulla via di Damasco”, e di aver ora maturato il convincimento che ci vuole l’Arbitrato. Ma ci sono voluti ventisette mesi per capire che l’Arbitrato obbligatorio ex allegato VII della Convenzione sul Diritto del Mare, invocato quasi con disperazione da tutti i maggiori giuristi ed esperti da più di due anni, era l’unica via praticabile? A cosa sono servite le mozioni del Parlamento Europeo dello scorso gennaio, che dicevano proprio questo? A cosa le ripetute audizoni della professoressa Del Vecchio, massima autorità in materia, e di altri specialisti alle Commissioni parlamentari ? E perché la Farnesina non ricorda ne suo ultimo comunicato neppure i punti di diritto e di merito ampiamente illustrati nei Comunicati Mae dell’11 marzo e del 18 marzo 2013, oggetto di una capillare azione diplomatica che ci aveva fatto acquisire ampio sostegno all’estero sulla decisione di trattenere i Marò in Italia sino alla conclusione di un giudizio arbitrale? Perché non si vuole spiegare il motivo che ha indotto i Governi Letta e Renzi a lasciar cadere completamente la procedura per un Arbitrato obbligatorio che l’Italia aveva avviato a inizio marzo 2013, prima di quel vergognoso dietrofront innescato il 22 marzo da chi pensava di trovare vantaggi economici o personali dal rinvio di Latorre e Girone in India? Il Governo, con la dichiarazione di oggi, certifica un disastroso fallimento nella gestione di una crisi che lascia inquietudini profonde anche per altre situazioni che stiamo affrontando con dilettantismo, carenza di strategia, e improvvisazione: in primis, l’emergenza migratoria.

di Giulio Terzi di Sant'Agata, da L'Intraprendente

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