Fini per incipit non nega la sua difficoltà a parlare con
una platea di destra, infatti definisce il suo rapporto “problematico” con il
mondo della destra per errori da lui commessi nel recente passato.
L’ex Presidente della Camera dei Deputati ritiene che l’obiettivo
della Destra non debba essere quello di raggiungere ruoli istituzionali, ma di
rappresentare una comunità che in qualche modo si sente orfana della sua
rappresentanza.
Il dibattito tocca prepotentemente il tema del futuro della
destra, impoverita e dispersa, e per questo Fini con umiltà dà come unica
ricetta, quella di un lavoro basato su un approfondimento culturale, che
permetta una migliore comprensione delle dinamiche del tempo moderno, in cui
siamo chiamati ad agire.
Nel fluire del discorso di Fini non manca certamente una
piccola frecciatina verso coloro che si candidano a rappresentare la destra,
questa lieve provocazione si coglie nella frase: “La destra non ha bisogno di
riunioni per decidere chi farà cosa, la destra ha bisogno di definire in
termini di contenuti ideali e culturali quello che sta accadendo e che
succederà.”
Il fondatore di Alleanza Nazionale si mostra teso e in
difficoltà verso la platea per eventuali parole fraintese, ma il tremolio della
gamba e il volto teso cessano nel momento in cui Fini si sfoga con i suoi
ascoltatori, dicendo: “Sono in pace con la mia coscienza, so che ho fatto degli
errori e non porto rancore per nessuno.”
Fini è un fiume in piena, sembra di rivedere il Fini delle
piazze stracolme di gente dei comizi di Alleanza Nazionale, ed esprime il
concetto secondo cui lui non vuole tessere, partiti o candidature, ma desidera
e spera in una vera ricostituzione di un mondo o di un luogo in cui poter
esprimere proprie idee.
Fini senza polemiche e senza citazioni specifiche boccia di
netto i progetti fino ad ora messi in campo, dichiarando che certamente la
destra non è in grado di guardare al futuro per mancanza di idee, di cui ha un
bisogno sfrenato.
Alla domanda sul centrodestra Fini reagisce con una
freddezza e maturità magistrale. “L’elettorato del centrodestra non è più moderato, - ha dichiarato Fini - ma cerca
delle certezze”. “La Lega Nord di Salvini da risposte immediate riguardo ai
problemi impellenti al suo elettorato, soffiando sul fuoco. Una destra
nazionale deve essere in grado di sfidare la Lega sul piano degli atteggiamenti
o delle idee, combattendo il multiculturalismo e non la società multietnica che
si dovrà strutturare inevitabilmente nel rispetto della nostra comunità
nazionale.”
Simpatico invece sembra il giudizio di Fini su Angelino
Alfano e sul Nuovo Centro Destra, che sono secondo l’intervistato “la brutta
copia” del Governo Renzi, riscontrando poi una similitudine nell’opposizione,
alludendo al rapporto tra Lega trainante e Fratelli d’Italia trainato.
Giustamente
il sentimento nell’ascoltare le parole di Fini è particolarmente strano, sono
dibattuto in un sentimento che barcolla, come diceva Catullo, tra “odi et amo”.
Fini ha sbagliato, ma al di là degli errori solo uno stupido non gli
riconoscerebbe grandi capacità politiche e oratorie, che ancora seppur odiato
gli permettono di conquistare una platea. Leader si nasce non si diventa. La differenza
tra uno come Fini e gli altri è questa: Fini è stato capace di essere leader vero
nelle piazze e nella società, non godendo del 100% dei consensi nel suo partito
dalla contrapposizione con Rauti in poi, ma gli altri o le altre oggi godono
del 100% dei consensi nel partito, ma hanno il limite leaderistico di rimanere
settari nella società e anche nel mondo della destra.
di U.G.
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