Mirabello, Fini: “Il mio rapporto con la destra è problematico”

Fa un effetto strano ascoltare sul web l’intervista del Direttore del Messaggero a Gianfranco Fini, che da Mirabello ritorna indiscutibilmente sulla scena del dibattito riguardante il “Futura della Destra”.
Fini per incipit non nega la sua difficoltà a parlare con una platea di destra, infatti definisce il suo rapporto “problematico” con il mondo della destra per errori da lui commessi nel recente passato.
L’ex Presidente della Camera dei Deputati ritiene che l’obiettivo della Destra non debba essere quello di raggiungere ruoli istituzionali, ma di rappresentare una comunità che in qualche modo si sente orfana della sua rappresentanza.
Il dibattito tocca prepotentemente il tema del futuro della destra, impoverita e dispersa, e per questo Fini con umiltà dà come unica ricetta, quella di un lavoro basato su un approfondimento culturale, che permetta una migliore comprensione delle dinamiche del tempo moderno, in cui siamo chiamati ad agire.
Nel fluire del discorso di Fini non manca certamente una piccola frecciatina verso coloro che si candidano a rappresentare la destra, questa lieve provocazione si coglie nella frase: “La destra non ha bisogno di riunioni per decidere chi farà cosa, la destra ha bisogno di definire in termini di contenuti ideali e culturali quello che sta accadendo e che succederà.”
Il fondatore di Alleanza Nazionale si mostra teso e in difficoltà verso la platea per eventuali parole fraintese, ma il tremolio della gamba e il volto teso cessano nel momento in cui Fini si sfoga con i suoi ascoltatori, dicendo: “Sono in pace con la mia coscienza, so che ho fatto degli errori e non porto rancore per nessuno.”
Fini è un fiume in piena, sembra di rivedere il Fini delle piazze stracolme di gente dei comizi di Alleanza Nazionale, ed esprime il concetto secondo cui lui non vuole tessere, partiti o candidature, ma desidera e spera in una vera ricostituzione di un mondo o di un luogo in cui poter esprimere proprie idee.
Fini senza polemiche e senza citazioni specifiche boccia di netto i progetti fino ad ora messi in campo, dichiarando che certamente la destra non è in grado di guardare al futuro per mancanza di idee, di cui ha un bisogno sfrenato.
Alla domanda sul centrodestra Fini reagisce con una freddezza e maturità magistrale. “L’elettorato del centrodestra non è più  moderato, - ha dichiarato Fini - ma cerca delle certezze”. “La Lega Nord di Salvini da risposte immediate riguardo ai problemi impellenti al suo elettorato, soffiando sul fuoco. Una destra nazionale deve essere in grado di sfidare la Lega sul piano degli atteggiamenti o delle idee, combattendo il multiculturalismo e non la società multietnica che si dovrà strutturare inevitabilmente nel rispetto della nostra comunità nazionale.”
Simpatico invece sembra il giudizio di Fini su Angelino Alfano e sul Nuovo Centro Destra, che sono secondo l’intervistato “la brutta copia” del Governo Renzi, riscontrando poi una similitudine nell’opposizione, alludendo al rapporto tra Lega trainante e Fratelli d’Italia trainato.
Giustamente il sentimento nell’ascoltare le parole di Fini è particolarmente strano, sono dibattuto in un sentimento che barcolla, come diceva Catullo, tra “odi et amo”. Fini ha sbagliato, ma al di là degli errori solo uno stupido non gli riconoscerebbe grandi capacità politiche e oratorie, che ancora seppur odiato gli permettono di conquistare una platea. Leader si nasce non si diventa. La differenza tra uno come Fini e gli altri è questa: Fini è stato capace di essere leader vero nelle piazze e nella società, non godendo del 100% dei consensi nel suo partito dalla contrapposizione con Rauti in poi, ma gli altri o le altre oggi godono del 100% dei consensi nel partito, ma hanno il limite leaderistico di rimanere settari nella società e anche nel mondo della destra.

di U.G.

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