Un portiere molto formale e ben in vista nell’ingresso del magnifico
stabile mi indirizza al primo piano di Palazzo Ferrajoli, dove ho avuto la
possibilità, forse unica nella vita, di ascoltare tali personaggi, trovandomi
in un salottino molto elegante e “baroccheggiante” nel quale mi ha colpito uno
specchio d’oro grande quasi come una parete.
Ai piedi della specchiera sedevano una ottima schiera di
relatori dal tono amichevole, che venivano moderati dal Giornalista Americo
Mascarucci. Da sinistra il filosofo e scrittore della Nouvelle Droite, Alain De
Benoist, il giornalista e stella polare della cultura di destra italiana, Marcello
Veneziani, e per finire il giornalista e fondatore del gruppo di musica
alternativa Janus, Fabio Torriero.
Il convegno è “Pensiero identitario e pensiero unico verso
un manifesto culturale”, che vede tra gli organizzatori l’onorevole Fabrizio Di
Stefano, ex An oggi in Forza Italia.
Il moderatore per dar via alle danze chiede agli amici al
tavolo dei relatori: “Come si manifesta
il pensiero unico?”
Veneziani. Il giornalista non parla di pensiero unico, ma di
potere che uniforma le masse. Il filosofo di Bisceglie ci consegna i quattro
elementi che caratterizzano il pensiero unico, classificati in due diverse
classi:
- Capitalismo: 1) primato dell’economia, che
condiziona il mondo legato dal liberismo sfrenato; 2) il primato della tecnica, che ridefinisci
gli assetti di tutti gli ambiti sociali, culturali, pratici e lavorativi;
- Progressismo: 1) Codice bioetico, che cancella l’idea
stessa di “natura” grazie alla retorica vuota del Politically Correct
(linguaggio del pensiero unico); 2) Accoglienza
senza limiti all’interno dei confini nazionali.
Questi elementi portano al fatto di dimenticare il valore
stesso dell’identità e del concetto di comunità. Veneziani ribadisce che c’è
stata la confluenza tra il progressismo politico radical-chic e l’economia liberista
della destra. La società vive questa crisi, prodotta da una contaminazione
virale in qualunque ambito sociale e economico, ma è da guardare con distacco e
disinteresse alle teorie complottiste avanzate nel tempo.
Torriero. Alla stessa domanda, Fabio Torriero parla di termini,
come: apolide, gender, precario, che trovano un unico filo conduttore, cioè la
mancanza di una definita identità. Si cerca così di costituire un massa di
schiavi privi di un qualsiasi radicamento tradizionale e culturale. Il giornalista
spiega:
- Apolide è colui che manca
di un radicamento storico e territoriale;
- Gender che cerca incessantemente
una propria identità sessuale e personale;
- Precario è colui che prova
a stabilizzarsi per trovare una identità lavorativa;
Secondo Torriero, tutto si può sintetizzare nella dicotomia
nascita e agnosticismo.
Alain De Benoist. Introduce in italiano, ma inevitabilmente per
motivi pratici il filosofo della Nuovelle Droite è costretto ad esprimersi in
francese. Come premessa, ci confessa che ormai ha compreso che “in politica ci
sono le alternanze, ma non l’alternativa”. Questa carenza di alternative
favorisce il proliferare di partiti populisti e anomali per i nostri tempi. Del
pensiero unico De Benoist denota tre elementi:
1) Ideologia dominante, che soddisfa e cura
soltanto gli interessi della classe dominante. Per combattere il pensiero unico
bisogna comprenderne l’ESSENZA. In questo frangente De Benoist parla dell’uomo
materialista che cerca di realizzare solo i propri interessi per poi
proseguire, trattando l’IDEOLOGIA DELLO “STESSO”. De Benoist critica fortemente
il Governo Mondiale sul piano politico e il Monoteismo del Mercato sul piano
economico.
2) De
Benoist critica il fatto che si cerca di ridurre i problemi politici a mere
problematiche di stampo tecniche. L’ideologia dominante cerca di cancellare le
caratteristiche fondamentali della politica, che con difficoltà affronta i
problemi della quotidianità. Si cerca così di passare dal Governo delle Idee al Governo
delle “Cose” con la conseguente scomparsa delle strutture organiche sociali
del territorio.
3) De
Benoist ritornando sul pensiero unico ne definisce lo schema della falsa diversità. Infatti l falsità della
pluralità delle diversità dicono tutte la stessa cosa. Secondo il filosofo, oggi
tutti parlando di diversità, ma tutto è lo stesso, cambia solo l’abito.
Alla seconda domanda agli intervistati si chiedi di più: “Come si combatte il pensiero unico? Chi può
rappresentare il pensiero identitario?”
Veneziani. Veneziani non nega la difficoltà di combattere il
pensiero unico non ben identificato, non conoscendo quale sia la testa “malata”
dell’idra. Le armi per combattere sono la mentalità e le idee, con l’obiettivo
di sconfiggere la DITTATURA DEL PRESENTE, che cerca di tagliare i ponti con il
passato e con il futuro. Marcello Veneziani esplica la necessità di recuperare
la STORIA come POSSIBILITà non come NECESSITÀ. In concetto di identità viene
concepito come “essere in divenire” , in completa evoluzione. Per lo scrittore ripercorrere
l’identità significa ripartire dalla natura per poi cogliere i dati, frutto
della sintesi tra cultura e natura. Sul piano
politico, Veneziani parla di “senali
antagonisti”, avversati dal potere, definiti come <unici segni di vita> e
privi di una qualunque rielaborazione culturale, incapaci però di essere
determinanti. Si arriva perciò ad una solitudine nell’esprimere le proprie
idee. C’è così la polverizzazione del singolo a vantaggio della società di
massa.
Torriero. Fabio Torriero cerca di tirare le linee guida dell’incontro
per la realizzazione di un manifesto culturale:
- Anti-casta, battaglia
necessaria e giusta;
- Identitarismo lontano anni luce dalla concezione
salviniana, ricca di pulsioni personaliste;
- Contrarietà alla teoria
Gender;
- Combattere il Buonismo.
Il giornalista conclude l’intervento citando le parole di
uno dei presenti, Alain De Benoist, “la Natura precede la mente. Si cerca oggi di
separare la creatura dal creato”.
De Benoist. Riferendosi alla domanda, risponde: “È sempre la
stessa domanda, che mi rivolgono da tutta la vita. preferisco fare delle
precisazioni sul concetto di identità”. Lo scrittore francese rincara la dose: “L’ideologia
dominante vuole eliminare le identità collettive. Si vuole formare una società
che sia il prodotto di una somma di atomi individuali e narcisisti. Per combattere
tutto questo c’è la necessità di riaffermare l’identità, perché l’identità è
legata al concetto di libertà”. Poi De Benoist pone una domanda retorica: “L’identità
oggi è minacciata o è scomparsa?”
Il discorso continua e il relatore tocca il problema della
crisi, che viene definita come “un’epoca di transizione”, con la fine di una
concezione del mondo per la nascita di una nuova forma di creato sconosciuto ai
più, per questo l’identità diviene problematica.
De Benoist si lascia sfuggire una definizione di identità: “
Identità non vuol dire identico, non è essenza statica, ma dinamica. L’identità
ci porta a cambiare continuamente, ma rimaniamo sempre noi stessi”.
“Per combattere il pensiero unico non c’è una sola risposta
o una ricetta, ma delle volontà”. (Alain De Benoist)
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