Tarchi: non demonizzate il populismo, semmai studiatelo meglio

Molta letteratura di parte e interessata respinge il populismo accusandolo di cavalcare la paura degli individui e delle comunità che si sentono minacciate dagli stravolgimenti della globalizzazione. Parte proprio da qui l’analisi del politologo Marco Tarchi sull’ultimo numero di Diorama che in copertina ha un titolo provocatorio: “Imprenditori della paura”. ma chi sono, veramente, gli imprenditori della paura? I leader populisti? Secondo Tarchi no, anzi al contrario coloro che speculano sulle paure collettive sono proprio quelli che agitano allarmismo e catastrofismo per fermare l’avanzata dei movimenti populisti. 
Tarchi: si vuole impedire di capire a fondo l’avversario
Un esempio? Il primo ministro francese Manuel Valls che, al ballottaggio per le regionali, ha dichiarato che un successo del Front National avrebbe portato alla guerra civile. Questo atteggiamento ha un duplice scopo: si punta non solo alla classica demonizzazione dell’avversario ma soprattutto si vuole impedire di conoscere in modo adeguato il “nemico”, perpetuando nei suoi confronti un clima di totale emarginazione. Si tratta di atteggiamenti che vediamo concretizzarsi in Olanda, Norvegia, Svezia, Finlandia, Francia, Svizzera, Danimarca e da ultimo in Polonia e Ungheria cioè ovunque i partiti populisti conquistano consenso e spazio di manovra.
I nemici del populismo sono i veri censori del pensiero
Per Marco Tarchi dunque si tratta di uno “psicodramma” organizzato e voluto: “La paura diventerà ovunque, come già sta accadendo, l’arma più usata per impedire al popolo di pronunciarsi liberamente al momento di scegliere a chi affidare i propri destini politici. Un vero e proprio apparato di terrorismo psicologico entrerà in azione con i mezzi più subdoli e un grande potenziale di mobilitazione per impressionare l’elettorato e spingerlo a cedere a impulsi irrazionali. Non c’è più ormai alcuna ragione di dubitarne: oggi sono i nemici del populismo i veri imprenditori della paura, i censori del pensiero, gli istigatori del linciaggio morale degli avversari”.
da Il Secolo d'Italia

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