La condivisione di alcune battaglie e l’avversione nei
confronti di certe idee bizzarre sono pensieri legittimi che si alternano nella
mente dei più, se è concesso anche nella mia. Gli elettori di destra
riscontrano decisionismo e incisività, mentre quelli di sinistra ritrovano temi
affini al mondo socialista. La confusione è molta nel definire l’identità di un
soggetto politico, che è tutto e niente. I tratti della rivoluzione arancione
di De Magistris e Pisapia, del giustizialismo di Di Pietro e della negazione dei
vecchi ideali dei post si mescolano in un tutt’uno omogeneo e inscindibile. Nel
rispetto delle posizioni assunte dai sostenitori grillini, con mio solito
scettico sguardo osservo le gesta del Movimento Cinque Stelle e non mi arrendo
al nichilismo ideale e identitario avanzato dal movimento che si pone alternativo
alla tradizionale contrapposizione tra destra e sinistra. Non voglio dire assolutamente
che il movimento non serva a nulla, mai denigrare chi coagula consenso. Ritengo
che il Movimento Cinque Stelle rappresenta il disagio, la disaffezione e la
ribellione silenziosa, che non ha riempito le pizze nel nome dell’Italia libera,
ma si è preferito “finanziare l’idea” vuota di due grandi comunicatori, come
Grillo e Casaleggio.
di U.G.
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