Mentre il nostro provincialismo ci porta ad ammirare, tra l'estasiato e l'esterefatto, duelli d'oltreoceano fatti di volgarità, familismo e allusioni sessuali, in Italia si da ampio sfoggio di erudizione classica tramite scontri che definire epici è un eufemismo. Altrimenti come classificare i botta e risposta tra il nostro premier e personaggi quali Zagrebelsky e De Mita? Con il primo che ricorda un giocatore croato ed il secondo avente un certo retrogusto odorante, appunto, di mito, ma nel senso più di vetusto che di grandioso in verità. Ma tant'è. Ecco, fatto l'appunto ironico poi ci sarebbe anche l'annotazione pensosa. Tipo: ma in tutto questo la destra dov'è? Che sia Si o No entrambi i campi sono stati egemonizzati mediaticamente dal progressismo nelle sue varie tonalità. Noi - si, noi: perché non posso di certo sottrarmi a questa critica comunitaria - dove siamo? Da un lato c'è il Si impalpabile e afono dei Pera mentre dall'altro il No rancoroso e vendicativo dei Brunetta. E così, a parte quelle voci indipendenti e apartitiche appartenenti a Lorenzo Castellani e a Federico Cartelli, i conservatori e i liberali continuano imperterriti ad incarnare un ruolo lieve e ornamentale nelle grandi questioni anche quando, per parafrasare Nietzsche, servirebbe qualcosa di forte che vada al di là del Si o del No al referendum.
di Luca Proietti Scorsoni
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