Gli eroi son tutti giovani e belli, cantava Guccini. Poi certo: ognuno ha il suo genere di paladini. Qui in Italia ad esempio molti tenevano sul comodino la foto di Castro come se la solo immagine della persona avesse il dono di emanare effluvi ideologici medicamentosi. E in tutto questo è pure presente un fondo di verità in quanto già da tempo il leader maximo non era più un uomo ma un feticcio. Il simbolo consunto di una rivolucion d'antan che si imperniò fisicamente a Cuba per poi diffondersi nell'immaginario collettivista mondiale. Alla fine poi non ci credette nemmeno lui al riscatto del popolo. Anzi: non credette al popolo lasciato morire di inerzia assistenzialista e svuotato di sogni e di speranza. Il riscatto lo tenne per se: probabilmente uno dei comunisti più opulenti della storia. Una contraddizione in termini esemplificata da quella tuta dell'Adidas che indossava imperterrito negli ultimi anni. Proprio così: il capo griffato di una multinazionale ha avvolto fino all'ultimo l'emblema dell'anticapitalismo tout-court e del materialismo storico in salsa caraibica. Voleva che sulla sua isola regnasse l'uguaglianza ed invece lui - che fu decisamente più uguale degli altri - portò l'egualitarismo; proclamò l'indipendenza dall'Occidente imperialista mentre tassello su tassello costruiva un regime totalitario e sanguinario. Lui, per dire, il problema delle minoranze di genere sapeva come risolverlo: tramite l'eliminazione fisica. Dicono che quando uccideva assieme a Guevara i campesinos, ovvero i piccoli proprietari terrieri, lo faceva senza che dal suo volto trasparisse alcuna emozione, nemmeno di odio. Era l'utopia a guidarlo e tanto bastava. Ora che è spirato la terra gli sia lieve. L'inferno un po' meno.
di Luca Proietti Scorsoni
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