In tempi in cui vige la post-verità provo a scimmiottare le mode gettando uno sguardo interessato al post referendum. Lo faccio perché voglio cercare di capire quale strada intendono imboccare le destre italiane. Infatti, a sentire i protagonisti nazionali, sembrerebbe che l'esito elettorale prefiguri l'impalcatura programmatica sulla quale costruire gli intendimenti politici futuri. Cosa che francamente mi lascia alquanto perplesso. Motivo per cui azzardo un minimo di analisi per tratteggiare così un orizzonte interpretativo. Allora, se dovessero prevalere i SI avremmo uno stordimento generale dal quale sarà difficile riprendersi. L'area liberale e conservatrice, già di per se assai frammentata, tenderebbe ad un'ulteriore parcellizzazione che la renderebbe strutturalmente inconsistente e residuale rispetto ai suoi antagonisti elettorali. E nel caso di vittoria dei NO? Ho il timore che qualcuno la stia mettendo troppo sul semplicistico. Voglio dire: la Lega, per quanto lanciata possa essere, non riuscirà mai a sfondare nel meridione. Nemmeno cambiando la particella Nord con la parola Italia. Dall'altra parte invece la Meloni, escludendo lo zoccolo duro romano, presenta percentuali di tipo omeopatico nel resto del Paese e ogni esperimento finora avviato di allargamento culturale ed elettorale è fallito clamorosamente. Forza Italia, dal canto suo, si trova ad affrontare un lungo travaglio interno in cui sono coinvolti i pasdaran di un berlusconismo che forse nemmeno il Cav riconosce più e coloro che tentano di iniettare novità politiche di rilievo oltre a qualche idea impreziosita con un po' di eresia medicamentosa. Poi, come se non bastasse, c'é pure il tema del Sovranismo ad aleggiare tra le macerie dell'Impero. In pratica qui si sta palesando una prospettiva lepenista prendendo a modello un sistema che di fatto in Francia fino a questo momento non ha mai - ripeto: mai - vinto. Anche perché se decliniamo il Sovranismo nell'ottica di una maggiore tutela e consapevolezza della dignità nazionale è un conto e anzi: ben vengano ampie dosi di Patriottismo per il nostro Paese. Ma se invece il tutto viene tradotto come un ritorno all'autarchia economica, al protezionismo miope, alla chiusura dei mercati ed infine ad un incremento ulteriore di spesa pubblica, seppur maggiormente selezionata rispetto al passato, allora il progetto non solo è risibile ma anche controproducente. In pratica una vera eterogenesi dei fini. Tradotto: per esaltare la Patria e le sue virtù quest'ultime vengono celate agli occhi del mondo per paura che possano soccombere tra i marosi della globalizzazione. Tuttavia la nostra storia non deve seguire un percorso di asservimento ma di conquista: se assumiamo una piena consapevolezza dei mezzi culturali, storici, civili e sociali che abbiamo a disposizione, con tutto il rispetto, sono davvero poche le realtà statuali che possono impensierirci. Insomma, al momento a Destra di strategie condivise nemmeno l'ombra e queste pulsioni latenti di dividere continuamente i liberali e i conservatori - che in modo rozzo e provinciale da noi vengono definiti moderati e populisti - in maniera netta e irreversibile non solo risulta essere un atteggiamento risibile ma, cosa ben più grave, anche esiziale per il destino di un'intera comunità. La nostra comunità.
di Luca Proietti Scorsoni
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