Paolo “il Mite”

Renzi fugge in Toscana, tenendo un comportamento quanto mai infantile dopo una sconfitta elettorale cocente. Chi è abituato a vincere e a scalare continuamente i livelli di carriera, non accetta mai un colpo d’arresto che in poco tempo fa perdere tutto quello che si è provato a costruire.
Matteo Renzi comunque detta la linea alla direzione del Pd e impone come suo possibile successore a Palazzo Chigi un uomo “MITE”. 
Il “mite” Paolo lo avevano piazzato al Ministero degli Esteri, come se fosse una statuina, e oggi per accontentare l’ormai ex Premier potrebbe approdare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. 
Paolo Gentiloni, secondo i rumors, incarnerebbe l’ideale uomo che vorrebbe Renzi come suo successore, in quanto privo di carisma e di ambizione, lento nei movimenti e nell'eloquio, pettinato come un vecchio democristiano e iconograficamente serio e triste. Gentiloni culturalmente proviene dalla stessa scuole di Matteo Renzi, democristiana naturalmente, dalla quale si distaccò in età giovanile per seguire movimenti dall’animo socialista e della sinistra extraparlamentare dove conobbe Mario Capanna, Ermete Realacci e Chicco Testa.
Sembra strano scoprire che il “mite” Paolo ebbe un periodo della sua vita in cui si riconobbe in un sentimento rivoluzionario, ma il suo impegno in politica si fece concreto quando conobbe “Cicciobello” (Citando Cossiga) Francesco Rutelli, che lo nominò suo portavoce, quando divenne Sindaco di Roma nel 1993.
Da quel punto in poi possiamo annoverare l’ingresso nelle istituzioni nel 2002 con la Lista della Margherita e le successive elezioni con l’Ulivo e con il Partito Democratico. Un impegno politico lontano dai riflettori nazionali, di Gentiloni si ricordano sporadiche apparizioni televisive nei Talk della seconda serata, solitamente per commentare le “batoste” elettorali.
Personalmente il “mite” potrebbe riprendersi una rivincita contro coloro che gli hanno sempre rifilato un ruolo di secondo rilievo. La sua nomina di Gentiloni potrebbe rappresentare comunque che i democristiani del Pd hanno attualmente in mano le redini del Partito, strappate con forza alla generazione dei vecchi despoti post-comunisti o post-DS.
Infatti, oggi si è parlato di un incontro a tre, tutti dem, per decidere il futuro, nel quale si sono confrontati Renzi, Gentiloni e Dario Franceschini
A quanto pare avremo Paolo il “mite” a Palazzo Chigi.

di U.G.

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