23 anni fa Silvio Berlusconi annunciò la propria intenzione di "scendere in campo" e di candidarsi alle elezioni.
Il nostro Paese allora era in fermento, il sistema dei partiti, che per 50 anni aveva retto il potere, era stato spazzato via in nemmeno due anni dalle inchieste di Tangentopoli. La legge elettorale proporzionale venne sostituita da una maggioritaria, che favoriva il formarsi di coalizioni elettorali e il bipolarismo. Il Muro di Berlino era ormai solo un ricordo e il mondo si stava dirigendo verso l'era della globalizzazione.
Il 27 marzo 1994 Berlusconi a sorpresa vinse le elezioni portando, per la prima volta, la Destra al governo. Da allora il cavaliere è stato il presidente del consiglio che ha governato di più nella storia politica della Repubblica Italiana, restando a Palazzo Chigi quasi 10 anni anche se discontinui. Che bilancio dare della sua carriera politica? Difficile perchè in realtà non è ancora finita, anche se oggi la sua leadership appare, ormai, stanca e incapace di unire la Destra, anzi, semmai la divide ancora ulteriormente.
Chi vi parla crede che Berlusconi debba, se non ritirarsi, almeno "farsi da parte" per consentire la nascita di una nuova coalizione di Destra, competitiva e che abbia come primo obiettivo il ritorno alla piena sovranità nazionale.
Tuttavia non bisogna essere ingrati verso un uomo che portò la Destra al governo per ben tre volte e impedì che i post-comunisti di Occhetto riuscissero ad andare al potere, cosa che invece, nel 1994, tutti credevano che sarebbe successo. Senza Berlusconi, nel 1994, il centro-destra non avrebbe mai trovato l'unità e la sinistra avrebbe trovato terreno facile per vincere. Uno scenario che ricorda le ultime elezioni presidenziali USA dove Trump riuscì ad arrestare l'avanzata Dem e radical chic della Clinton. Berlusconi ebbe indubbiamente una visione in politica estera molto lungimirante e che oggi si sta dimostrando più vera che mai.
La necessità di avere la Russia alleata dell'Occidente per evitare la formazione di un blocco Russo-Cinese, l'esigenza di dialogare con i paesi arabi laici in funzione della lotta al terrorismo , per avere un mediterranneo stabile e per fermare l'immigrazione clandestina ed infine la volontà di avere il fronte occidentale unito tra americani ed europei. Oggi come non mai queste intuizioni di Berlusconi sono necessarie e ci verrebbe da dire che se l'avessero ascoltato, al posto di ostacolarlo, oggi racconteremmo una storia molto diversa. In politica interna l'azione dei governi Berlusconi fu meno incisiva a causa di diversi fattori, tuttavia, pur proclamandosi liberale, fu molto realista e pragmatico e non cedette o meglio provò a resistere ai dogmi dell'austerità fine a se stessa, cosa che da monti in poi è imposta agli italiani e non bisogna essere berlusconiani per dire che si stava meglio quando governava il cavaliere.
Berlusconi ebbe molte colpe, tra cui la sua incapacità di imporre agli alleati litigiosi il suo volere e quella di non riuscire a separare bene i problemi personali da quelli politici, dando voce alle opposizioni che gridavano al conflitto d'interesse e al premier che si fa solo i suoi interessi. Inoltre il cavaliere non è sempre stato lungimirante a scegliersi gli alleati e gli esponenti del suo partito e non è riuscito a creare una classe dirigente di giovani.
Speriamo che Berlusconi capisca l'esigenza, per il bene del Paese e della Destra, di farsi da parte favorendo un movimento che punti alla libertà e alla sovranità del popolo italiano.
di Nicola C., dalla Pagina FB "Fenice"
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