La volontà è quella di battere politicamente l’avversario di
partito, il post-democristiano Matteo Renzi, non degno forse di essere definito
“compagno”.
L’ex Segretario ha, infatti, detto ai cronisti, rivolgendosi ai
dirigenti nazionali del Pd: “Qui non
è questione di calendario del congresso, quella è una tecnica. Qui il problema
è se siamo il Pd o il Pdr, il Partito di Renzi. Io da Renzi non mi aspetto
nulla, ma chi ha buonsenso ce lo metta. Perché siamo a un bivio molto serio.
La scissione è già avvenuta tra la nostra gente. E io mi chiedo come possiamo
recuperare quella gente lì. ”
Dentro il Partito Democratico si stanno consumando vendette e
vecchi rancori, le correnti si stanno “armando” con elenchi e vecchi dati per
vincere la guerra delle tessere per mettere la parola <FINE> sull'era
renziana. Se non verranno poste le condizioni condivise anche dalla minoranza
dem, Bersani & D’Alema potrebbero perorare una possibile scissione per la
rinascita di una sinistra riformista insieme a Pisapia e ai vendoliani.
Le differenze tra Renzi e Bersani? Si, sono abissali. Renzi
guarda con interesse ai moderati di centro come UdC e NCD, osando anche una
possibile intesa con Forza Italia, mentre i bersaniani tenderebbero la mano più
volentieri ai “compagni” di sinistra.
Il Pd nel breve periodo rimarrà unito perché non conviene ad
entrambe le parti una scissione benché si deve considerare che la boria e l’arroganza
di Renzi non hanno confini. Nel lungo periodo è presumibile vedere all'orizzonte
una coalizione, ma non un partito unico.
di U.G.
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