È andata, com'era prevedibile poco più del 60% dei votanti francesi ha scelto Macron. Ma per noi che speravamo in una spallata (forse decisiva) all'Unione Europea e all'establishment non è tutto perduto. Alcune dichiarazioni e alcuni obiettivi del leader di En Marche! lasciano già ben sperare. Macron ha infatti annunciato che non difenderà gli interessi francesi contro quelli tedeschi e, forse in ossequio alla scellerata politica di austerità voluta dai tedeschi per molti Stati del continente, ha intenzione di tagliare in maniera consistente la spesa pubblica. E non stiamo parlando di briciole e di sprechi, ma di servizi come sanità, scuola, prevenzione sociale che verranno colpiti e sicuramente faranno cambiare idea ai Francesi alle prossime elezioni (sempre se nel 2022 ci saranno ancora elezioni, o ancora Francesi). Ma d'altronde, da un ex banchiere che si ispira all'economista Jacques Attali, il quale crede nell'eutanasia come forma di contenimento dei costi sociali (in pratica secondo lui bisognerebbe eliminare ogni persona dai 60/65 anni in su, in quanto produce meno di quanto costa alla società), non c'è da aspettarsi una politica Keynesiana, o una politica a favore del Popolo e della propria nazione. In questi ultimi due anni i Francesi sono scesi in piazza contro il terrorismo e contro la legge sul lavoro (una specie di Jobs Act alla francese), nei prossimi cinque avranno parecchie molte altre occasioni per farlo. Per questo dico che noi patriottici antieuropeisti non abbiamo perso la guerra, ma solo una battaglia. L'Europa, o meglio, il carrozzone burocratico e antidemocratico che ci si ostina a chiamare Europa ma che Europa non è, non è salva. I disastri che la politica di Macron produrrà in Francia forse serviranno da monito a noi quando (se) voteremo il prossimo anno, sicuramente a lungo termine porteranno dei benefici alla nostra causa. Certo, mi dispiace per quei Francesi che hanno sperato in un cambio di rotta e sono rimasti delusi, ma non considero la sconfitta del Front National una sconfitta vera e propria. Le Pen ha infatti guadagnato moltissimi voti rispetto alle scorse elezioni, da un partito marginale si è trasformata nel secondo partito del Paese e questa è una speranza, la speranza che lascia intendere che non sono pochi gli Europei insofferenti alle istituzioni e alle politiche di Bruxelles e della Banca Centrale Europea. Queste persone rappresentano un vento nuovo che soffia nel Continente, un vento di riscatto, di voglia di riprendersi quell'indipendenza e quell'autodeterminazione per cui i nostri antenati e si, anche i nostri nonni, hanno lottato. Quello che per i ragazzi di Ventotene era un sogno di Libertá e una garanzia di Pace e diventato un nuovo strumento di conquista, governato formalmente da un Parlamento eletto con elezioni farsa dove si sono affrontati due schieramenti con in pratica lo stesso programma e gli stessi obiettivi e indirizzato da una banca lesta ad obbedire alle necessità della Germania. La Pace si puó mantenere anche senza un'organizzazione oppressiva che sanziona gli Stati se non approvano leggi decise da Bruxelles (o peggio, da JPMorgan), il commercio si puó sviluppare anche con accordi che si limitino a regolare il libero scambio, senza dover costruire un apparato burocratico e costoso che impone una moneta unica e limita la sovranità degli Stati in ogni campo. Gli obiettivi e i (pochi) vantaggi che otteniamo grazie all'Unione Europea li potremmo ottenere anche in altri modi, senza dover sopportare tutti i costi e le imposizioni che sopportiamo ora. E finalmente sempre più persone se ne stanno accorgendo. Non è tutto perduto, questo è solo l'inizio!
"Dall'Italia alla Spagna, dalla Grecia alla Francia, si alza al cielo un grido #fuckUE, i Popoli d'Europa riprendono coscienza, questo è il nostro canto d'Indipendenza!"
#fightEU #BastaEuro
di Mari della Pagina Facebook "Fenice"
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