Karl Popper sosteneva che in fondo anche noi liberali abbiamo una qualche venatura anarchica, la quale però rimane sottotraccia a causa dell'accettazione della presenza statuale. Ma per altri non è così. Ci sono ad esempio coloro, tipo quelli che ieri hanno collocato una bomba presso gli uffici delle Poste a Roma, interpreti di un anarchismo collettivista o di estrema sinistra, derivante direttamente dalle idee di Michail Bakunin. Per questi la ribellione nei confronti del potere costituito si focalizza sulla decomposizione del sistema capitalistico e sul conseguente rinnovamento dell'umanità. Diciamo pure che costoro sono talmente desiderosi di spezzare le catene della schiavitù da volar fare implodere quel sistema che riflette di fatto la libertà di scegliere e di farsi scegliere delle persone. Una palese contraddizione in termini, tanto da far pensare che il disordine vero gli anarchici "progressisti" ce l'hanno nelle loro teste. E allora, per quanto non rifletta appieno il mio pensiero, risulta essere più improntato alla coerenza un anarchismo libertario, analogo a quello propugnato nel secolo passato da Murray Rothbard. Dicesi parimenti anarco-capitalismo e consiste nell'accettare l'uomo così com'è, con i suoi desidera e la sua finitudine di cui i primi sono in fondo il frutto diretto. Una volta accolta tale impostazione il resto è conseguenziale: l'anarchismo in questo caso deve abbattere tutta quelle istituzioni, in primo luogo ovviamente lo Stato, che vincolano la volontà umana. Va da sè che paradossalmente, ma poi nemmeno tanto, i libertari sono i nemici più acerrimi dei liberali classici.
di Luca Proietti Scorsoni
Commenti
Posta un commento